FERMA FIDUCIA IN DIO
Questo salmo è attribuito al Re Davide ed appartiene al gruppo delle lamentazioni. È pieno di fiducia dinanzi alle difficoltà, i pericoli e la paura, perché la fiducia non deve scomparire.
“Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura?” La luce è la prima creatura di Dio, dissipa il caos e le tenebre iniziali. Il giorno è la luce che torna a ripetere qualcosa della creazione; la notte è l’oscurità caotica che ottiene un certo potere sul creato.
“Stare nella luce” significa “vivere”, mentre “stare nelle tenebre” diventa sinonimo di abitare nel regno della morte. Nell’Antico Testamento la luce si presenta come un attributo di Dio e “vivere nella luce” significa comportarsi secondo la Parola di Dio.
Nei Vangeli Gesù si presenta come “la luce del mondo”(Gv 8,12), la salvezza per le nazioni (Lc 2,32) e vita in abbondanza. Con il sacramento del Battesimo diventiamo “figli della luce” (1 Ts 5,5). Le tenebre invece sono simbolo della morte. Rappresentano una disposizione dello spirito contraria al disegno amoroso di Dio che soffoca nell’uomo l’anelito alla vita eterna.
Quando l’uomo si separa da Dio si allontana dalla vita. Si sente debole ed indifeso. L’angoscia e la paura si impossessano del suo animo e subito scopre il suo prossimo come un nemico.
Il salmo 27 annuncia in modo profetico la fine della separazione tra Dio e l’uomo. La fiducia distrutta dal peccato viene restaurata da Dio… il Signore illumina, noi siamo illuminati. Il Signore salva, noi siamo salvati. Senza di Lui noi creature siamo tenebra e debolezza.
Per questo crescono gli empi che accusano falsamente gli innocenti, ingannano, calunniano e cospirano. Compito dei malvagi è separare i giusti da Dio e dimostrare che il male è la realtà più significativa dell’uomo.
Tutto questo avviene perchè l’uomo è vulnerabile, soggetto a infermità, paura e morte. Dio, però desidera infondere nelle sue creature una vita di pienezza e di eternità.
Dice Sant’Agostino: “Chi potrà strapparmi quelle che mi concede l’Onnipotente?… nessuno può toglierci quel che Dio dà, teniamoci solo il santo timore di Dio”. Il Salmista chiede di abitare alla presenza di Dio, l’unica cosa che veramente può desiderare chi ha sperimentato la felicità divina. Quando amiamo quel che Dio vuole che amiamo, siamo certi che lo concederà. Questa è l’unica cosa che merita di essere amata: restare nella Casa del Signore tutti i giorni della nostra vita.
La Chiesa vede in questo anelito la misteriosa chiamata di Dio nei confronti dell’uomo, per realizzare un incontro personale ed intimo con lui nella preghiera. “Cercare il volto di Dio” significa desiderare la salvezza divina, mettersi sotto la sua protezione, anelare al suo amore ed alla sua consolazione. Chi cerca, percorre un cammino, e questo cammino è la preghiera. È Dio che chiama per primo e conduce ognuno di noi per sentieri che Egli dispone e nella maniera che Egli vuole.