TEMPO DI QUARESIMA

Il Tempo di Quaresima si articola in cinque domeniche, dal Mercoledì delle Ceneri fino alla Messa nella Cena del Signore esclusa. Le domeniche di questo tempo hanno sempre la precedenza anche sulle feste del Signore e su tutte le solennità (se la solennità di san Giuseppe, 19 marzo, capita di domenica si celebra il lunedì seguente; se la solennità dell’Annunciazione, 25 marzo, cade di domenica, si celebra il lunedì seguente; il lunedì dopo la 2ª domenica di Pasqua, se cade nella Settimana Santa). Il Mercoledì delle Ceneri è il giorno di digiuno e di astinenza dalle carni; nei venerdì di Quaresima si osserva l’astinenza dalle carni. Durante il Tempo di Quaresima non si dice il Gloria e non si canta l’Alleluia; di domenica si fa però sempre la professione di fede con il Credo. Il colore liturgico di questo tempo è il viola.

La Quaresima è il tempo che precede e dispone alla celebrazione della Pasqua. Tempo d’ascolto della Parola di Dio e di conversione, di preparazione e di memoria del Battesimo, di riconciliazione con Dio e con i fratelli, di ricorso più frequente alle «armi della penitenza cristiana»: la preghiera, il digiuno e l’elemosina. Questi impegni sono, da un lato, il segno concreto del desiderio rinnovato di ritornare al Signore da parte dei credenti e , dall’altro, il frutto della salvezza realizzata dal Signore per tutti, senza esclusione. Il tempo quaresimale è dunque il tempo particolarmente favorevole per ricevere il sacramento della Riconciliazione, luogo privilegiato per ricevere la misericordia di Dio e il perdono. Pur essendo caratterizzato dalla penitenza, non è però un tempo triste e opprimente, ma un tempo speciale di purificazione e di rinnovamento della vita cristiana, per poter condividere in maggior pienezza e gioia il mistero pasquale del Signore.

RITORNATE A ME CON TUTTO IL CUORE

Come popolo di Dio incominciamo il cammino della Quaresima, tempo in cui cerchiamo di unirci più strettamente al Signore, per condividere il mistero della sua passione e della sua resurrezione. La liturgia di oggi ci propone anzitutto il passo del profeta Gioele, inviato da Dio, a chiamare il popolo alla penitenza e alla conversione, a causa di una calamita (un’invasione di cavallette) che devasta la Giudea. Solo il Signore può salvare dal flagello e bisogna quindi supplicarlo con preghiere e digiuni, confessando il proprio peccato. Il profeta insiste sulla conversione interiore:«Ritornate a me con tutti il cuore» (2,12). Ritornare al Signore “con tutto il cuore” significa intraprendere il cammino di una conversione non superficiale e transitoria, bensì un itinerario spirituale che riguarda il luogo più intimo della nostra persona. Il cuore, infatti, è la sede dei nostri sentimenti, il centro in cui maturiamo le nostre scelte, i nostri atteggiamenti. […] Nel brano di Matteo, Gesù rilegge le tre opere di pietà previste nella legge mosaica: l’elemosina, la preghiera e il digiuno. […] Gesù mette in evidenza una tentazione comune in queste tre opere, che si può riassumere proprio nell’ipocrisia:«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro… Quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno  come fanno gli ipocriti… Quando pregate, non siate simili agli ipocriti, che amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente… E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti» (Mt 6,1.2.5.16). […] Quando si compie qualcosa di buono, quasi istintivamente nasce in noi il desiderio di essere stimati e ammirati per questa buona azione […]. Gesù ci invita a compiere queste opere senza alcuna ostentazione, e a confidare unicamente nella ricompensa del Padre «che vede nel segreto» (Mt 6,4.6.18). Il Signore non si stanca mai di avere misericordia di noi, e vuole offrirci ancora una volta il suo perdono, tutti ne abbiamo bisogno, invitandoci a tornare a Lui con un cuore nuovo, purificato dal male, purificato dalle lacrime, per prendere parte alla sua gioia. Come accogliere questo invito? Ce lo suggerisce san Paolo: «Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20). Questo sforzo di conversione non è soltanto un’opera umana, è lasciarsi riconciliare. La riconciliazione tra noi e Dio è possibile grazie alla misericordia del Padre che, per amore verso di noi, non ha esitato a sacrificare il suo Figlio unigenito. […] Fermiamoci, fermiamoci un po’ e lasciamoci riconciliare con Dio. Con questa consapevolezza, iniziamo fiduciosi e gioiosi l’itinerario quaresimale. Maria Madre Immacolata, senza peccato, sostenga il nostro combattimento spirituale contro il peccato […]. E come segno della volontà di lascarci riconciliare con Dio […] compiremo il gesto dell’imposizione delle ceneri sul capo. Il celebrante pronuncia queste parole: «Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai» (cfr. Gen 3,19), oppure ripete l’esortazione di Gesù: «Convertitevi e credete al Vangelo» (cfr. Mc 1,15). Entrambe le formule costituiscono un richiamo alla verità dell’esistenza umana: siamo creature limitate, peccatori sempre bisognosi di penitenza e di conversione. […] L’invito alla conversione è allora una spinta a tornare, come fece il figlio della parabola, tra le braccia di Dio, Padre tenero e misericordioso, a piangere in quell’abbraccio, a fidarsi di Lui e ad affidarsi a Lui.