PROF. GIUSEPPE MAZZOLA

PROF. GIUSEPPE MAZZOLA (1938-2020)
Note Biografiche

Giuseppe Mazzola nacque a Montelepre, il 16 dicembre 1938, ed è scomparso il 01 aprile del 2020 a Bergamo. 

Nel 1964 lasciò la Facoltà di Giurisprudenza per iscriversi all’ISEF di Palermo, così poté curare, incentivare, stimolare ed orientare numerose generazioni di giovani del luogo e dei paesi limitrofi. 

Dall’ottobre 1960 al settembre 1990 insegnò Educazione Fisica ed ebbe la possibilità di partecipare a diversi Congressi, Convegni e Corsi Professionali, in Italia e all’Estero. 

Negli anni 80 pubblicò un testo di Educazione Fisica per le Scuole Medie e nel  1988, un testo per gli addetti ai lavori ed un altro di tecnica del Massaggio del Tessuto Connettivale Reflessogeno.

Appassionato di Storia pubblicò nel 1996 il volume: “Banditismo, Mafia e Politica”, e nel 2004 la storia di tre generazioni di una famiglia mafiosa:  “Cose nostre”, per dare un forte contributo alla conoscenza del fenomeno malavitoso. 

Con “Montelepre tra separatismo ed occidentalismo” sottolineò il legame tra Mafia e Politica, affrontando in maniera esaustiva la strage del 1 Maggio 1947 a Piana degli Albanesi. 

Ci ha lasciati quasi in modo improvviso il 01 Aprile u.s. a causa del Covid-19 e, con la sua statura morale, culturale, sociale, educativa ha consegnato alle nostre generazioni un cammino di impegno quotidiano e di legalità.

“Il professore” è nato nell’immediato ante guerra, il 16 dicembre del 1938 e, a pochi anni di vita sono rimasti indelebili, in lui, i suoni delle bombe e il continuo nascondersi e scappare. Cresciuto in una famiglia “complicata” ma dal padre intelligente, nel periodo buio e complesso del banditismo, ha studiato tanto e coltivato un forte senso di giustizia che lo ha sempre contraddistinto nella figura di docente e collega di educazione fisica a scuola, nel ruolo di educatore e allenatore di pallacanestro, politico attivo nella sua comunità, nella vesta di assicuratore, di insegnante in palestra, in quella di agricoltore e apicoltore “fai da te”, in quella di storico e scrittore di storia monteleprina e siciliana e infine, non per importanza, nella figura di amico, fratello, zio, marito, genero, suocero, cognato, padre, nonno, tifoso del nipote schermidore Fabrizio, orgoglioso del piccolo Giuseppe che porta il suo nome, legato alla paziente e servizievole Alba, premuroso verso la piccola Alessia che tutte le sere lo individua e saluta come stella che brilla in cielo.

A causa del covid-19 si è spento l’01 aprile scorso, al’età di 81 anni portati magnificamente, c/o le cliniche Gavazzeni di Bergamo, dove era ricoverato da tre giorni.

Negli ultimi vent’anni, insieme alla moglie Mariuccia, si è interamente dedicato ai figli, emigrati per scelta in Emilia Romagna e in Lombardia, e ai suoi nipoti. Lui è morto facendo quello che più avrebbe voluto fare: rendersi utile ai figli.

Quando una persona cara se ne va, vissuto il primo periodo di sconforto per il distacco terreno, subentrano i ricordi e gli insegnamenti. Lui non era perfetto come nessuno di noi lo è, ma ci ha insegnato ad essere onesti e leali, a combattere per ciò per cui ne valga la pena, ci ha insegnato la serietà e la puntualità, la legalità e la professionalità, il dovere e il sacrificio, ad apprezzare la bellezza e a “rifiutare” la cattiveria, l’odio e l’invidia, ci ha insegnato il valore della lettura, dello studio e della ricerca, il valore della motricità nella formazione della persona e dell’attività fisica e sportiva per mantenersi in salute, ci ha insegnato il valore del perdono, ci ha insegnato il valore della famiglia, senza la quale non abbiamo identità né supporto.

“Chi è amato non conosce la morte, perché l’amore è immortalità, o meglio, è sostanza divina. Chi ama non conosce la morte, perché l’amore fa rinascere la vita in Dio”.