SANTUARIO MADONNA DELLE GRAZIE DÌ ISOLA DELLE FEMMINE

AZIONE CATTOLICA

    • CARITAS

Particolare devozione alla Madonna delle Grazie era data dagli abitanti di Isola delle Femmine che vollero fortemente la costruzione della chiesa. Inizialmente era ad un’unica navata, in stile rustico, ma dal 1860 il luogo di culto venne ampliato con gli edifici adiacenti, costruendo così le cappelle laterali di destra e l’altare. L’ampliamento della chiesa continuò fino al 1903, ad opera del sacerdote Pietro Mannino, che insieme con tutto il popolo, fecero i restauri dell’antica chiesetta, la volta della navata centrale, la pavimentazione e si costruì anche la navata di sinistra con altre cappelle e il campanile. Nel 1995, la chiesa è stata elevata come Santuario della Madonna delle Grazie. In merito a questa consacrazione, un poeta isolano scrive così: “Isola, a tunnara e quattru mura nasciu la chiesa, fatta di piscatura, chiesa unni tutti natri jamu a priari, dopu tant’anni la vannu a consacrari, la nostra stirpe fù troppo importante, ricca di fede ed anime innocenti, a poco a poco tiravano avanti, passavano la vita allegramente. Ora vi cuntu a storia du paisi! Dieci varcuzzi e na vintina di, casi, i piscaturi iavanu a piscari facennu sacrifici pi campari. Uniti tutti quanti con amuri purtannu in chiesa i Santi, a Marunnuzza e lu Signuri. Gente onesta e travagliatura, la sua ricchezza stu pizzuddu i mari, ma qualcuno c’aiutu du Signuri a l’America sinni iu ad emigrari, a pocu a pocu pagavanu li spisi e purtavanu u progressu no’ paisi. O Marunnuzza io te ti venero, i nostri nonni ci regalarono un tesoro. In tutto il mondo tu ci fai sognare, i pescatori di più ti sanno amare. Madre di Dio oh madre mia divina benedici questa terra siciliana di tutto il mondo tu sei la Regina beata, la pirsuna che ti ama. La nostra chiesa ora è troppo bella illuminata sempre da una stella tutto il mondo a te, ti va a pregare dal Nostro Dio facci perdonare; tutti contenti baciando il tuo manto nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo.” (V. Riso)

LORENZA GAGLIO