VIAGGIO AL MONTE CALVARIO

DALL’INGRESSO DI GESÚ A GERUSALEMME 

SINO AL VIAGGIO AL MONTE CALVARIO

Alcuni giorni prima della sua morte, Gesù entra in Gerusalemme su di un asino, mentre i ragazzi stendono i mantelli per terra ed agitano rami di ulivo e di palme gridando: “Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”. (Mt 21,1-11; Mc 11,1-11; Lc 19,28-38; Gv 12,12-16) (Quadro 73°)

Prima di celebrare la Cena Pasquale Gesù si cinge un asciugamano intorno ai fianchi; poi, versata dell’acqua in un catino, lava i piedi degli apostoli. Dinanzi al rifiuto di Pietro  Gesù ricorda lo spirito del servizio, della solidarietà e della condivisione che deve contraddistinguere la vita dei suoi seguaci. Nella Cena Pasquale Gesù istituisce la santa eucarestia, consegnandosi nei segni del pane e del vino.

Alla notizia dell’imminente tradimento Gesù rivela all’Apostolo Giovanni il traditore e così anticipa misteriosamente la sua morte offrendo la propria vita come atto di amore. (Mt 26,26-29; Mc 14,22-25; Lc 22,19-20) (Quadro 74°)

Dopo l’Ultima Cena, Gesù si reca con i suoi discepoli nell’orto di Getsèmani a pregare, alcuni dei quali dopo qualche ora si addormentano lasciandolo solo… giungono poi Giuda Iscariota e i soldati armati, con spade e bastoni, i quali lo arrestano e lo conducono dalle autorità religiose. (Mt 26,30-36; Mc 14,26-32; Lc 22,39) (Quadro 75°)

Lo portano dapprima da Hanna e poi da Caifa, sommo sacerdote del Tempio di Gerusalemme in carica in quell’anno che lo interroga, e dopo averlo fatto flagellare lo manda dalle autorità romane, rappresentate da Ponzio Pilato, governatore della Giudea dal 26 al 36 d.c. .

Dall’interrogatorio emerge che Gesù è innocente e per questo lascia alla folla la libertà di decidere  per Barabba o per Gesù. (Gv 19,1-16) (Quadri 76°,77°,78°).

Barabba è un ladro e un assassino che istiga  continuamente gli ebrei alla rivolta e alla sedizione. I capi religiosi inducono la folla a chiedere la sua liberazione al posto di Gesù. ( Mt 27,15-26: Mc 15,14-15)

“Gesù è innocente Pilato l’ha compreso ma non sa spiegarsi in che modo sia re quell’uomo povero e mite che gli sta davanti e Barabba, l’omicida è liberato. Barabba, è già frutto della passione del Signore”. (Quadro 79°)

Con il viaggio di Gesù al monte Calvario si conclude la Processione dei Misteri. In questo itinerario ci sono alcune singolari figure: Simone di Cirene, la Veronica, le donne di Gerusalemme e i due malfattori.

Nei due malfattori, condotti “con Gesù” alla morte vi scorgiamo l’umanità intera davanti alla propria fine… tutti noi siamo un legno secco destinato al fuoco. Gesù, il benefattore (Atti 10,30) che passa tra noi facendo del bene condivide la nostra sorte per donarci il suo Regno. (Lc 23,39-40,42)

Gesù porta la croce “avviandosi verso il luogo del cranio, detto in ebraico Golgota” (Gv 19,17). Contemplare il suo cammino è il principio di sapienza e di timore di Dio. Egli stampa nel nostro cuore la sua “vera icona” attraverso cui conosciamo perfettamente chi è per noi il Signore…

Simone di Cirene, padre di Alessandro e Rufo “viene costretto dai soldati a portare la croce”. (Mc 15,21)

È un uomo di passaggio, non ha nulla a che fare con quanto è successo a Gerusalemme eppure “il caso” lo fa diventare un protagonista.

Entra sul palcoscenico della storia per tutti i secoli. Mentre al discepolo tocca portare la propria croce (Lc 9,23), a lui tocca portare la croce altrui, addirittura quella di Cristo. Il Cireneo è costretto ad accogliere il dono più grande che possa essere concesso a un uomo: essere compagno del Signore nel momento della salvezza.

La Veronica si accosta a Gesù e con un lino le asciuga il volto. Si adempiono così le parole del profeta Isaia: “Non ha apparenza nè bellezza per attirare i nostri sguardi… disprezzato e reietto uomo dei dolori che ben conosce il patire…” (Is 52, 2-3). Gesù stampa in quel panno la “vera icona” che ogni uomo è chiamato a contemplare lungo i secoli.  Sulla via del Calvario alcune donne lo seguono e si battono il petto facendo lamenti su Gesù che con fiato debole dice: “figlie di Gerusalemme non piangete, su di me ma su voi stesse e sui vostri figli”. Giunti sul luogo chiamato Cranio Gesù viene spogliato delle sue vesti e inchiodato alla croce,  poi viene innalzato e sotto la sua croce sono presenti: oltre alla Madonna, l’Apostolo Giovanni, “il testimone nei secoli dell’amore”, Maria Maddalena; Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo (Mt 27,55). Dall’alto della Croce, Gesù svela la realtà più profonda di Dio: egli è amore, perdono, misericordia. Lo proclama con le sue braccia distese e con il suo cuore dice: “Padre perdona loro”. Degno di nota è il Centurione Romano che guida il drappello dei soldati per l’esecuzione capitale di Gesù. Mentre il condannato muore dice: “davvero quest’uomo è il Figlio di Dio” (Mc 15,39). Questo è un annuncio velato della risurrezione che sarà confermato dalla scoperta della tomba vuota (Mc 16, 1-8). La professione di fede del centurione romano deve ricordarci che tutti siamo chiamati all’incontro con Cristo, unico Redentore degli uomini (Ebrei 12, 1-4). Si avverano così le parole del maestro di Nazareth: “Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32).  La passione di Cristo continua ancora… sulla Croce è morto l’autore della Vita, ma attraverso di essa si è manifestata la sua gloria. Anche noi siamo inviati a contemplare il Crocifisso, a seguirlo e a servirlo; a conformare la nostra vita agli insegnamenti del Vangelo e l’apostolo Paolo ci dice quali sono nel cantico ai Filippesi (cap 2, 1-11).  “La  devozione alla Passione di Gesù e la strada più facile per salvarsi. Il Crocifisso è un libro dove s’apprende ogni virtù, dove s’impara la scienza dei santi, dove si trova tutto”, (San Paolo della Croce). Il cammino della croce è la strada che ci conduce al paradiso e la via sicura alla santità. La passione di Cristo è la più grande e stupenda opera del divino amore.