IL PANE DELL’AMORE

Se l’Eucaristia è vincolo di unità e di comunione, la celebrazione domenicale non si riduce a un culto privato per la soddisfazione di un bisogno religioso o a un momento liturgico separato dalla vita. Al contrario, al centro della fede cristiana, la presenza eucaristica di Cristo intende inaugurare una nuova logica di vita, un rinnovamento rivoluzionario delle relazioni tra gli uomini, un nuovo modo di stare al mondo e di vivere “per” e “con” gli altri.

Potremmo dire che nel pane eucaristico noi abbiamo la sintesi reale del progetto di Cristo: egli ha offerto la sua vita per tutti gli uomini con amore

totale e irrevocabile. Quando riceviamo l’Eucaristia, dunque, noi veniamo trasformati nel Corpo e Sangue del Signore e, così, il suo progetto deve incarnarsi nei nostri progetti di vita e nella nostra forma di Chiesa.

Da questo punto di vista, l’Eucaristia è – come ricordava san Tomaso – «il sacramento della carità». Essa deve inaugurare un nuovo stile di vita e di azione nel tempo e nel mondo che viviamo: chi si ciba del pane domenicale accoglie il progetto di Cristo e lo fa suo in modo che nella sua vita – pensieri, parole, opere – possa risplendere la stessa carità con cui Cristo ha vissuto.

Essere ministri e missionari della riconciliazione e del perdono, della giustizia e della pace, della verità e della solidarietà, non è un compito che si aggiunge dall’esterno al cristiano ma, invece, scaturisce dalla stessa assemblea eucaristica domenicale.

La storia in cui viviamo e le diverse dimensioni quotidiane della vita attendono cristiani che sanno “celebrare la Messa” anche nei giorni feriali, impegnandosi attivamente a diffondere nel mondo la logica del Vangelo e a costruire un mondo più giusto e più umano.

In particolare, l’attenzione ai poveri e ai sofferenti, ai deboli e agli ultimi, dovrà sempre essere centrale nella comunità cristiana e solo da questa attenzione si potrà verificare l’autenticità delle celebrazioni liturgiche.