IL PANE DELL’INCONTRO FINALE

La comunione con Dio e con i fratelli e, perciò, la generazione di uno stile nuovo improntato sull’amore, sul perdono e sull’accoglienza dell’altro, nell’Eucaristia sono significate e anticipate. Ciò vuol dire che il dono di questa comunione rimane un compito importante fin quando siamo pellegrini sulla terra e intende essere un’anticipazione e una costante memoria di quell’incontro d’amore finale che vivremo oltre questa terra, quando incontreremo il Signore faccia a faccia.

Ogni volta che la comunità si raduna nel giorno di domenica, pertanto, essa celebra il mistero della piena comunione con Dio e tra gli uomini che sarà compiuta e definitiva solo nel regno del Padre.

In tal senso, la celebrazione eucaristica ha una dimensione profetica straordinaria: ricorda al mondo e agli uomini che la scena di questo mondo passa e che siamo tutti incamminati verso la nostra liberazione definitiva presso Dio.

L’Eucaristia è perciò un pungolo costante per la nostra vita e per la stessa Chiesa, nella misura in cui ci ricorda che il fine del nostro cammino è Gesù Cristo così come egli è (1Giovanni 3,3) nella patria del cielo, che egli ha preparato per noi come dimora senza fine dell’eterna felicità.

Essa ha, dunque, un carattere escatologico, riguarda cioè il nostro destino finale: ricorda a tutto il popolo cristiano il carattere pellegrinante di questa vita e della stessa fede e, alimentando e rendendo reale il desiderio dell’incontro con Dio, ci ricorda che siamo chiamati alla visione beatifica nel compimento ultimo del tempo e della storia.

Questo compimento è propriamente il giorno della “domenica senza tramonto”, il giorno della festa in cui «Dio tergerà ogni lacrima» e «non ci sarà più la morte»

(Apocalisse 21,4).