Ricordiamo, al riguardo, l’episodio di Pietro che, confidando in Gesù, cammina sulle acque ma poi, travolto dalle onde, ha paura e teme di affondare, teme quindi di non farcela. Quante volte anche noi abbiamo consapevolezza di non farcela? Quante volte viviamo in continua perplessità? E siamo demoralizzati!
L’invito pressante del Cristo
I vangeli ci parlano continuamente di un invito pressante da parte di Cristo: egli ripete a ognuno di noi Non aver paura… perché io sono sempre con te…non ti abbandono.
A volte ci lasciamo andare e ci facciamo prendere dal timore, dalla paura, dalle difficolta: tutto ci sembra insormontabile, tutto appare complicato e impossibile. Ma non è così perché Cristo è vincitore.
Noi siamo chiamati a prendere nuova consapevolezza del mistero della salvezza, a renderci conto che Cristo è in mezzo a noi, combatte la nostra battaglia, guida la storia e quindi sa orientare la barca della nostra esistenza.
Gesù dunque non è un estraneo alla nostra vicenda e alla nostra situazione, perché egli sta al centro della nostra vita e guida i nostri passi: Egli infatti si associa a noi così come si è associato ai discepoli di Emmaus, e fa con noi la stessa nostra strada.
E qui bisogna collegare il nostro quotidiano con la presenza meravigliosa di Gesù: noi non viviamo mai soli, non siamo persone isolate e dimenticate: la sua è una presenza delicata e quanto mai incisiva, libera e coinvolgente, una presenza affascinante e misteriosa.
Spesso però noi siamo distratti e avvertiamo addirittura la sua mancanza ma non è così. Già sant’Agostino sottolineava che “Dio è più vicino a noi, di quanto noi lo siamo a noi stessi”.
In altri termini: siamo invitati ad agire sul versante della introspezione e quindi della interiorizzazione per scoprire e quindi cogliere la sua presenza splendida.
Spalancate le porte a Cristo
All’operato e all’insegnamento di Gesù fa eco l’appello vibrante di Giovanni Paolo: “Non abbiate paura!… spalancate le porte a Cristo”.
Il papa san Giovanni Paolo Il propone questo insegnamento che diventa quasi il motivo dominante della sua pastorale e della sua evangelizzazione, un elemento che caratterizza la sua stessa spiritualità, e aggiungerei anche la sua peculiare santità. A tal riguardo rimangono emblematici i raduni mondiali dei giovani cui rivolge di continuo il messaggio del coraggio cristiano, della disponibilità a Cristo e al suo evangelo. In questa maniera il pontefice congiunge mirabilmente la situazione e la condizione psicologica fragile e timorosa con l’apertura del cuore, con l’accoglienza di Cristo e quindi con l’audacia della profezia e l’esemplarità del vissuto.
In questa maniera la sua proposta diventa innovativa perché va direttamente al cuore delle persone, e matura in un progetto di vita cristiana. Di grande rilievo è la narrazione circa l’offerta dell’evangelo e l’iniziazione della Chiesa delle origini. Leggiamo nel libro degli Atti (2, 37-47) che le persone “trafitte nel cuore”, domandavo agli apostoli, “che cosa dobbiamo fare”? La risposta dei discepoli era sempre la stessa: “convertitevi e credete al vangelo, fatevi battezzare nel nome di Gesù”!
Questo insegnamento apostolico risponde molto bene alla soluzione della situazione attuale, e cioè l’accoglienza del Cristo nella vita di ogni giorno: Gesù rimane infatti l’unica via della nostra esistenza, colui che conduce al porto sicuro.
Solo in Lui i cristiani ritrovano la possibilità di superare le difficoltà e il travaglio che ci angustiano, e che ci opprimono; solo il Cristo può trasformare le nostre persone e infondere fiducia e ottimismo; solo Cristo è la via autentica della barca della nostra esistenza.
