Quanti avvenimenti reclamano il “consolare”: uno può essere afflitto per la perdita di una persona cara, qualcuno per qualche situazione familiare, ma anche incoraggiare chi è depresso, alleviare i dolori, riempire di gioia gli spiriti affranti.
Chi consola deve possedere uno sguardo profondo per scoprire il disagio, la sofferenza di chi si incrocia sul proprio cammino di vita: gli afflitti li possiamo facilmente riconoscere dal volto avvilito, addolorato, abbattuto.
Alcuni si sentono emarginati e tagliati fuori o dal posto di lavoro, o dalla famiglia o dalle amicizie.
È importante reagire, avere fiducia in sé stessi, perché non cedano alla disperazione e alla rassegnazione.
E poiché ogni creatura aspira al bene, diamo loro una mano, offrendo consolazione.
A volte unicamente con la presenza, abbandoniamo parole spesso affrettate ed inopportune che possono arrecare ulteriore dolore.