Maria ha narrato ad Elisabetta la sua straordinaria esperienza. Nel Magnificat, in cui Ella l’ha espressa, si può cogliere come il Cristo, che già viveva in Lei, desse senso ai secoli passati, al presente e ai secoli futuri.
In tale visita, però, Maria non ha compiuto solo un atto di carità, e non ha nemmeno unicamente cantato il Magnificat.
La presenza di Cristo in Lei ha santificato nel grembo di Elisabetta il figlio suo, Giovanni Battista. Fatte le debite proporzioni, qualcosa del genere succede anche quando una persona, con umiltà, obiettività e convinzione comunica qualcosa della presenza di Cristo nella sua anima, narrando appunto la propria soprannaturale esperienza.
Avviene spesso in chi l’ascolta come un colpo di grazia, una conversione. In quella narrazione, infatti, c’è qualcosa che va al di là della piccola storia di un’anima; vi si può scorgere il fiore di un albero secolare, sbocciato in questa stagione, un fiore che testimonia la vitalità di quest’albero, cioè della Chiesa.
Chiara Lubich