Questo terzo precetto sarebbe stato incomprensibile ai cristiani dei primi secoli. Infatti, per loro era normale ricevere la comunione ogni volta che si partecipava alla Messa. Infatti, Gesù ha istituito l’Eucarestia perché essa sia ricevuta: “Prendete e mangiate… Prendete e bevetene tutti”… La Comunione è lo scopo della Messa, i cui nomi più antichi sono appunto 《cena del Signore》(1 Cor 11, 20) e 《frazione del pane》(Atti 2, 42). Per complesse circostanze storiche la Messa finì per trasformarsi dal punto di vista liturgico in un rito del solo sacerdote al quale i fedeli assistevano pregando in modi diversi. Di fronte a questa anomalia il concilio Lateranense IV (1215) si vide costretto ad emettere il precetto della comunione eucaristica almeno una volta all’anno a Pasqua. La riforma liturgica del concilio Vaticano II (1962-1965) ha rimesso in evidenza come la celebrazione dell’Eucaristia sia fondamentalmente la comunione al corpo e sangue di Cristo. È certamente vero che vi sono circostanze e situazioni personali che, responsabilmente, impediscono ad alcuni battezzati di accostarsi alla mensa eucaristica. Tuttavia, per i fedeli che non hanno alcun impedimento la comunione è la norma di ogni Messa. Ricevere la comunione soltanto a Pasqua, per quanto minimale, è senza dubbio un lodevole segno e strumento di grazia per mantenere viva la debole fiamma della fede e della vita cristiana.
SILVANO SIRBONI