CROCE, UNICA SPERANZA!

《Giunti al Calvario lo crocifissero insieme con due altri, di qua e di là. Gesù nel mezzo》 (Giov. 19, 18)

《O crux, ave spes unica!》È l’inno scritto nel secolo VI da Veneziano Fortunato, vescovo di Poitiers. Dello strumento di infamia il cristianesimo ha fatto l’emblema della sua fierezza. Strano rovesciamento di simbolo, significativo in modo perfetto del capovolgimento della morale che è stato insegnato da Gesù. Il vincitore è colui che, sulla terra, sembra condannato alle disfatte; il fortunato è il miserabile, l’abbandonato. I poveri di spirito, coloro la cui vita è stata piena di lacrime, conosceranno la felicità eterna. Così il più servile dei supplizi diviene pegno delle promesse future. Due bastoni riuniti sulle mura di una cella, due segni tracciati in fretta tra i graffiti delle catacombe bastano; tutta la realtà cristiana si manifesta. Il segno abietto diventa uno dei più grandi avvenimenti della civiltà. “Salve, o croce, l’unica speranza! – così canta il vecchio poeta – Albero prezioso e mirabile, adorno della porpora del Re, scelto da nobile tronco per toccare membra così sante. Sfolgora il mistero della croce là dove la vita ha subito la morte, attraverso la morte, ha reso la vita. Croce beata, alle cui braccia è sospeso il riscatto del mondo, accresci la grazia ai giusti, cancella ai peccatori le colpe》.

DANIEL ROPS

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