IL DIGIUNO

Il tempo quaresimale ci propone ogni anno la pratica del digiuno, anche se ormai limitata a due soli giorni: il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo. Presso le comunità islamiche il digiuno comprende un intero mese – quello di Ramadàn (l”arido) – ed è uno dei “cinque pilastri” dell’Islam. Nell’ebraismo il digiuno era prescritto solo nel giorno in cui si celebrava il “rito dell’espiazione” (in ebraico, Yòm Kippùr). In quel giorno si offrivano sacrifici nel Tempio, seguendo le norme del libro del Levitico (Cfr Lv 16,1-34). Distrutto il tempio (70 d.C.), non fu più possibile offrire i sacrifici e il digiuno seguì le norme di un “regolamento” chiamato Yomà, cioè “il giorno per eccellenza”, quale era lo Yòm Kippùr.  Al tempo di Gesù il digiuno era praticato da alcuni gruppi, che ne fissarono pure i giorni (lunedì e giovedì). Le prime comunità cristiane scelsero invece il mercoledì e il venerdì, che ricordava la morte di Gesù: 《 Quando lo sposo (Gesù) sarà loro tolto, allora digiuneranno》(Mc 2,20). Gesù non ha fissato norme per il digiuno. L’evangelista Matteo, sensibile alle pratiche del Giudaismo (preghiera, digiuno, elemosina), riporta la raccomandazione di Gesù a evitare ogni forma di ostentazione e a privilegiare l’interiorità, che solo il Padre vede e gradisce (Cfr Mt 6,16-18). Gesù si ispirava alla svolta data dai profeti alla pratica del digiuno. Essi inculcano una “spiritualità del digiuno”, che eliminava ogni esteriorità (Cfr Is 58,1-12). È a questa “spiritualità” che siamo chiamati anche noi oggi.

DON PRIMO GIRONI

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