L’UNIVERSALITÀ DELLA CHIESA

Abbiamo ripetuto come dalla comunione, che unisce fra loro persone che comunicano nella fede, il respiro della Chiesa si allarga verso orizzonti sempre più ampi. La Chiesa ha un’anima la cattolicità ossia la sua universalità per questo non si sente legata ad una sola cultura, a un solo paese, una sola classe sociale, a una nazione o a un popolo solo.
La dimensione della cattolicità la spinge  ad allargare l’esperienza della fede… portare il Vangelo là dove ancora nessuno lo conosce. In questa grande rete di rapporti che uniscono fra loro le diverse Chiese emerge poi la sola ed unica Chiesa di Cristo: la Chiesa “cattolica”.

Si vive, infatti, la vita di Chiesa nella semplicità dei rapporti quotidiani, della carità e della preghiera, dell’attenzione ai problemi che la società pone sotto i nostri occhi. Se è il Vescovo ad aprire per primo la porta, la comunità del paese del quartiere di una grande città sulla dimensione universale della Chiesa, la chiave dell’edificio della cattolicità è il successore dell’apostolo Pietro, il Papa. Egli è il Vescovo di Roma, perché in quella città morì e fu sepolto San Pietro a cui Gesù aveva affidato il compito di  guida della nuova Famiglia dei battezzati (Matteo cap.16).

Il Papa è il centro della comunione di tutto l’episcopato e di tutta la Chiesa. Al Papa non spetta solamente esprimere il proprio parere ma anche ascoltare ed accogliere, purificare e mediare, convogliare nell’unità apostolica e cattolica ogni diversità. Nell’attuale ordinamento della Chiesa le competenze del Papa sono vaste e il suo influsso sulla Chiesa intera è molto forte. Con il Concilio Vaticano II è cresciuto anche una certa autonomia della Chiesa locale.

Uno dei compiti del Papa è quello di dare voce alla Chiesa universale di fronte al mondo e alla storia.

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