ANDIAMO A BETLEMME

Gesù, è la più grande manifestazione di Dio, è il vero roveto ardente che brucia davanti agli occhi degli uomini. Facciamoci; allora, pellegrini dentro la vita di Gesù per ritrovare lo stupore della fede davanti al volto di Dio; che in Lui si manifesta. Partiamo dall’alba dell’incarnazione e ripensiamo alla vita di San Francesco che “meditava continuamente le parole del Signore e non perdeva mai di vista le sue opere. Ma, soprattutto, l’umiltà della incarnazione e la carità della passione, difficilmente gli riusciva di pensare ad altro. Dobbiamo onestamente riconoscere che il Natale di Gesù è uno dei misteri cristiani a maggior rischio di incomprensione: il Natale, in una società secolarizzata, sembra tutto il contrario.

I santi hanno tutti amato intensamente il Natale e da li sono partiti per entrare nella contemplazione del volto di Dio e nella conversione della loro vita al mistero della vita di Dio. Iniziamo da Francesco d’Assisi e dall’episodio del Natale di Greccio (siamo nel 1223) con quella suggestiva rievocazione il frate chiede di togliere tutti gli orpelli e di fare meglio emergere la povertà del Natale del Signore.

Il Natale cristiano, dovrebbe lasciare in noi come nei pastori e gli ultimi del mondo una gioia ineffabile. Teresa di Lisieux racconta nel suo libro autobiografico che un Natale coincise con il momento della sua conversione: era il 1886, l’anno prima del suo pellegrinaggio a Loreto e a Roma così racconta Teresa: “in quella notte luminosa che rischiara le gioie della Trinità Santa, Gesù, il Bambino piccolo e dolce, trasformò la notte dell’anima mia in torrente di luce… In quella notte nella quale egli si  fece debole e sofferente per amore mio, mi rese forte e coraggiosa, e da quella notte cominciai, una “corsa da gigante”.

Cosa accadde in quel Natale? Teresa non era più la stessa, Gesù le aveva cambiato il cuore! Aveva ritrovato la forza d’animo che aveva perduta a quattro anni e mezzo, e da ora in poi l’avrebbe conservata per sempre! Questa è l’esperienza del Natale: esperienza di umiltà, che diventa accoglienza dell’amore e inondazione di gioia.

Charles de Foucauld, un grande testimone di Dio, assassinato nel deserto del Sahara il 1° dicembre 1916 pregava così: “Signore, voglio avvicinarmi a te, perché tu ti sei messo all’ultimo posto. La tua vita è stata sempre un discendere, perché tu sei amore e l’amore vuol donare, l’amore è umile, l’amore è povero”.

La sua vita è stata un canto all’umiltà di Betlemme e alla semplicità di Nazareth. Nel 1908 annotava così: “I mezzi di cui Egli si è servito nel Presepio, a Nazareth, sulla Croce, sono: Povertà, Umiliazione, abbandono, sofferenza, Croce. Questi ci chiede di lasciargli continuare in noi. Questa significante spiritualità è nata dalla continua riflessione sul mistero di Betlemme. Don Primo Mazzolari in uno degli ultimi Natali della sua vita pregava così: “Signore, toglimi dall’anima la paura di Te, la paura della verità, la paura della povertà, la paura dell’umiltà. E quando mi avrai tolto queste cose io comprendo che il Paradiso comincia quaggiù, perché quando si incontra Te, inizia il Paradiso”.

ANGELO COMASTRI 

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