DIO È MISERICORDIA – Seconda Parte

Lungo tutto il cammino della sua storia il popolo ebreo approfondirà la manifestazione di misericordia. Ma, durante e dopo l’esilio, Israele ha una maggiore presa di coscienza della misericordia di Dio, dentro l’esperienza del peccato (Dt 4,32-37). Fa veramente tenerezza questo Dio che, a una umanità che dimentica i doni ricevuti, racconta di nuovo tutti i particolari della sua bontà e rimarca che Lui il Signore li ama di vero cuore (Deut 7,7-8). Israele ha un primo dovere “rispondere all’amore”, con la luminosa preghiera detta, dalla prima parola Shema “ascolta”: “Ascolta Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze… (Deut 6,4-5). L’amore di Dio lo dobbiamo paragonare ad un seme fecondo. Come Dio ci ama, così noi dobbiamo amarci! Davvero l’Antico Testamento è attraversato da un fremito di amore: Dio pieno di misericordia vuole a poco a poco introdurre il popolo nella vita della misericordia. Ma nelle vicende dell’esilio il popolo ebreo pensa di essere stato da Dio abbandonando e dimenticato. Ma Dio attraverso la voce dei profeti ci dice: “io non mi dimenticherò mai di voi… ecco vi ho disegnato sulle palme delle mie mani” (Isaia 49,14-16). Sempre nel Deutero – Isaia c’è una riflessione sulla storia di Israele, attraversata da gemiti e sofferenze e da squarci di luce e di speranza. Il profeta dice: “voglio ricordare i benefici del Signore, la gloria del Signore, quanto egli ha fatto per noi. Egli ci trattò secondo il suo amore, secondo la grandezza della sua misericordia. (Isaia 63,7-9). Ma nonostante che il popolo ha sperimentato la tenerezza di Dio, ha contraccambiato con la ribellione e la disobbedienza. Dio lascia che l’uomo provi il vuoto del peccato, il non-senso dell’esistenza, la lontananza. Ma Israele, nel buio della lontananza, conserva nel cuore il ricordo di una luce: Dio è misericordia, infinita misericordia. Allora possiamo gridare a Dio:  “Tu, Signore, tu sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore” (Isaia 63,17). Alla luce di questi eventi ognuno può dire: “Dio mi ama ancora!”. E con questa invocazione gli diciamo: “Signore, tu non riesci ad essere severo per sempre! Tu sei buono, io lo so perché sei nostro Padre”.

ANGELO COMASTRI

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