MARIA SPOSA DÌ GIUSEPPE

Madre dell’attesa

La nascita di Gesù avvenne in questo modo: sua madre Maria era promessa sposa di Giuseppe; ma prima che essi iniziassero a vivere insieme, si trovò che lei aveva concepito per opera dello Spirito Santo. Il suo sposo Giuseppe, che era giusto e non voleva esporla alla pubblica derisione decise di rimandarla in segreto. Ora, quando aveva già preso una tale risoluzione, ecco che un angelo del Signore gli apparve in sogno per dirgli: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa: ciò che in lei è stato concepito è opera dello Spirito Santo. Darà alla luce un figlio, e lo chiamerai Gesù;»: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto ciò è accaduto affinchè si adempisse quanto fu annunciato dal Signore per mezzo del profeta che dice: “Ecco: la vergine concepirà e darà alla luce un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa: con – noi – è – Dio”. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con se la sua sposa; ma non si accostò a lei, fino alla nascita del figlio; e gli pose nome Gesù. (Mt 1,18-25).

Riguardo alla vicenda matrimoniale di Maria e di Giuseppe è necessario evocare un dato socio – culturale dell’antico Israele. Come in analoghe civiltà, il matrimonio comportava un contratto preliminare che conteneva la formale richiesta della donna da maritare, indirizzata a suo padre: esso veniva stipulato nella casa della futura sposa come liquidazione del suo passaggio a un’altra famiglia. Questo atto era qualcosa di più di un fidanzamento, era una donna vera e propria prima fase del matrimonio. La donna diventava già moglie, anche se non entrava ancora nel nuovo clan. Il matrimonio veniva perfezionato e «consumato»in un secondo momento, a distanza più o meno di un anno. Giuseppe si trova proprio in questa posizione intermedia di sposo di Maria, quando piomba come un fulmine su di lui la notizia della futura maternità della sua «sposa. In questo caso egli era autorizzato a rescindere il contratto nuziale attraverso un vero e proprio atto di divorzio e di ripudio (il matrimonio, come si è detto, era già stato messo in atto formale) Egli, anziché ricorrere a una procedura pubblica, sembra optare per quella concordata e segreta, davanti a due testimoni. Ma, a questo punto, ecco il sogno con la rivelazione angelica che cambierà la vita del primo uomo che abbia amato Maria. Tra gli studiosi c’è una discussione riguardante il senso dell’intervento dell’angelo: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa: ciò che in lei è stato concepito è opera dello Spirito Santo». Giuseppe sapeva già da Maria il mistero della sua futura maternità, e l’angelo interviene solo per fargli superare la modestia e il rispetto sacro per quella generazione dallo Spirito Santo. La frase dell’angelo avrebbe allora, questo valore: «Non avere esitazione a sposare Maria anche se sai che essa è incinta dallo Spirito Santo? La frase dell’angelo sarebbe, allora, esplicita: «Non temere di sposare Maria perché quella sua maternità non è adulterina ma divina». Sulla base di questa duplice interpretazione anche il titolo di «giusto» attribuito a Giuseppe da Matteo, nella prima ipotesi, significherebbe «reverenza, rispetto» per Dio e il suo mistero, nella seconda invece, significherebbe solo «obbediente alla legge» che imponeva il ripudio dell’adultera o sospettata tale; ripudio che egli avrebbe compiuto senza clamore. L’interpretazione più comune è la seconda. Sta di fatto, comunque, che su tutta l’intricata vicenda l’irruzione dell’angelo è simile a una sorpresa: la vita di Giuseppe è segnata da un evento che muterà radicalmente il suo destino di giovane ebreo innamorato. Come affermava la scrittrice ebrea Simone Weil, vicina per molti aspetti al cristianesimo, «i beni più preziosi non devono essere cercati ma attesi e accolti»   

PREGHIERA

Ave, o piena di grazia,

il Signore è con te, tu sei benedetta,

o bellissima e nobilissima tra le donne,

o tutta santa, e gloriosa e buona!

Il Signore è con te, o veneranda,

o incomparabile, o gloriosa, tutta splendore,

degna di Dio, degna di ogni beatitudine

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