SUSANNA

Una splendida donna ebrea chiamata, Susanna (nome di un fiore, da alcuni identificato con il giglio rosso, da altri con l’anemone o persino con il loto) è vittima di una losca vicenda.

Il fatto ci viene descritto al capitolo 13 del libro di Daniele. La donna era felicimente sposata ad un ricco ebreo di nome Ioakim, il quale abitava in un palazzo circondato da un parco dove ospitava i suoi concittadini.

Due anziani magistrati si erano appassionatamente invaghiti di Susanna, senza però manifestare questa cieca attrazione, fino al giorno in cui si misero a spiare quella donna nuda, mentre faceva il bagno nella piscina.

La tentazione li aveva travolti e iniziarono a ricattare e minacciare quella donna dicendo che era stata da loro sorpresa in flagranza di adulterio.

Pur di non tradire in nessun modo suo marito, Susanna si mise a gridare facendo accorrere i servi ma, così facendo, cadde nella trappola preparata dai due cattivi magistrati. Così si apriva per lei il processo e possibilmente la lapidazione.

Ma un giovane chiamato Daniele, che in ebraico significa “Dio giudica” riesce a sburgiadare i due giudici accusatori e a restituire alla sua famiglia la bella e casta Susanna.

La tradizione cristiana ha trasformato la vicenda di Susanna in un simbolo dello stesso Cristo accusato e condannato ingiustamente.