BEATI QUELLI CHE PIANGONO, PERCHÉ DI ESSI È LA GIOIA! – Terza Parte

“Beati quelli che piangono, perché saranno consolati”: mentre le lacrime ti irrigano il volto e un assurdo dolore ti stringe il cuore in una morsa di disperazione, quella promessa ti provoca un’istintiva ribellione:” Perché il dolore? La malattia, perché? Che peccati ho commesso per meritare tanto male? E il Padre accoglie la nostra reazione, ci guarda, soffre insieme a noi e, per dimostrarci quanto ci ama, ci invita a guardare verso il Calvario.

Appeso a una croce c’è suo Figlio, innocente e senza macchia, che ripete le nostre stesse parole: ”Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Eppure quell’urlo echeggia di generazione in generazione, per raccogliere tutta la sofferenza dell’uomo e trasformarla in sofferenza di Dio, di quel Dio che trasforma quell’urlo in preghiera, quella sofferenza in grazia, quel dolore in salvezza universale.

“Papà….sia fatta la tua volontà”, così Gesù accetta in pienezza la volontà del Padre. Ma prima Gesù ha dovuto percorrere il cammino indicatogli dal Padre; cammino come il nostro fatto di amarezze e incomprensioni, di tradimenti e di lutti, di malattie e di morte.

……”così anche voi, se volete essere miei discepoli, dovete prendere la vostra croce e seguirmi..” Dove? Prima fra le tenebre del Calvario, poi nelle luce della resurrezione, ma ….il terzo giorno.

Ed è questo che noi, abituati all’ora e subito, non sopportiamo, quella promessa per il futuro, non balsamo per la sofferenza attuale…Noi non sappiamo spiegarci perché l’amore abbia un prezzo così alto; noi sappiamo che “ tanto Dio amò il mondo, da sacrificare il suo Figlio unigenito” e noi, alla luce di questo arcano mistero, abbiamo imparato che solo nella sofferenza, accettata con amore e vissuta nella fede, realizziamo la nostra somiglianza con Cristo.

Maria, se ai piedi della croce “sta” pietrificata dal dolore, nella deposizione, con il Figlio morto tra le braccia, è tabernacolo di speranza, rifugio di serenità, madre di vita.

Una sola è la certezza che ci deve animare: credere, ancora e sempre che Dio è Padre, Padre per tutti, Padre che soffre al nostro fianco e non desidera altro che anche per noi come per il suo Figlio prediletto, dopo il Calvario di questa” triste nottata ”sorga l’alba della Sua e della nostra gioia.