LA QUARESIMA SECONDO PAPA FRANCESCO

Il cammino quaresimale che conduce alla Pasqua è tempo propizio per fermarsi e riflettere sulla propria vita nella luce della Croce, testimonianza dell’amore più grande, l’amore perfetto di Dio per l’uomo. 

La meditazione personale è guidata da Papa Francesco, che il 04 ottobre 2015, festa di San Francesco d’Assisi, ha pubblicato il suo messaggio per la Quaresima 2016, iniziata il 10 febbraio , con il mercoledì delle Ceneri. Il Santo Padre, nella scelta del tema, cita l’evangelista Matteo: «Misericordia io voglio e non sacrifici» (Mt 9,13). E chiarisce il contenuto del suo messaggio: “Le opere di misericordia nel cammino giubilare”. 

La misericordia non è concetto astratto e ineffarrabile, è concretezza, si fa azione, la si può vedere e toccare con mano. Le opere, sette quelle spirituali e sette quelle corporali, danno testimonianza alla misericordia. Il Papa divide il testo in tre parti. 

La prima è dedicata alla Vergine Santissima e s’intitola “Maria, icona di una Chiesa che  evangelizza perché evangelizzata”. Come lei, anche la chiesa è eangelizzata continuamente dallo Spirito Santo e, per questo, evangelizza. Il grembo di Maria è reso fecondo e diventa culla di Dio, che si fa uomo si fa bambino. 

Dall’analisi della parola “misercordia” si apprende che è composta da due termini: uno è “ventre materno”, il secondo vuol dire “bontà generosa, fedele e compassionevole”. La stessà bontà che si deve  vivere nelle relazioni coniugali e familiari. La bontà di Dio. L’altro paragrafo è dedicato all’alleanza di Dio con gli uomini definita “una storia di misericordia”. Dio entra nella vicenda dell’uomo e lo pone sulle sue spalle, come buon pastore. 

Lo si vede nell’Antico Testamento con il popolo eletto d’Israele. «Dio scrive il Papa, si mostra sempre ricco di misericordia, pronto in ogni cirocostanza a riversare sul suo popolo una tenerezza e una compassione viscerali, sopratuttto nei momenti più drammatici quando l’infedeltà spezza il legame del Patto e l’alleanza richiede di essere ratificata in modo più stabile nella giustizia e nella verità». 

Quest’amore infinito “dramma d’amore” lo definisce Francesco, raggiunge il suo apice nel Dio che si fa carne e dona all’uomo la salvezza con la sua con la sua morte e risurrezione. 

Raggiunge «il peccatore nella sua più estrema lontananza, proprio là dove egli si è perduto ed allontanato da Lui. E questo lo fa nella speranza di poter così finalmente intenerire il cuore indurito della sua Sposa». Infine il Papa si sofferma sulle opere di misericordia. L’uomo che riceve misericordia è reso capace di dare misericordia. La fede, che non è astratta e «si traduce in atti concreti e quotidiani, destinati ad aiutare il nostro prossimo nel corpo e nello spirito e sui quali saremo giudicati: nutrirlo, visitarlo, confrontarlo, educarlo». 

Il Santo Padre definisce «inaudito e scandaloso» il «prolungarsi nella storia della sofferenza dell’Agnello innocente» e si riferisce in particolare ai cristiani perseguitati a causa della propria fede. 

Eppure i veri poveri, i veri bisognosi, di cibo, di abiti, di una casa, della libertà, non sono loro ma chi pur vedendo gira il volto dall’altra parte. Dio diventa irrilevante ed è la stessa follia che conduce, nel XX secolo, ai totalitarismi. 

Atto di totale ribellione al Creatore. Costui è “schiavo del peccato”, povero mendicante che crede di essere potente. In chiunque abbia bisogno di soccorso è invece Gesù stesso che bussa alla nostra porta come il povero Lazzaro. Francesco arriva a parlare di «strutture  di peccato collegate ad un modello di falso sviluppo fondato sull’idolatria del denaro». “Struttura” è una parola forte. Significa che il peccato è diventato organico alla stessa società, che scarta i più deboli e premia la legge dei più forti. 

I cristiani devono essere segno di contraddizione, devono andare contro la corrente. «La Quaresima di questo Anno Giubilare, spiega ancora il Papa, è dunque un tempo favorevole per poter finalmente uscire dalla propria alieneazione esistenziale grazie all’ascolto della Parola e alle opere di misericordia. Se mediante quelle corporali tocchiamo la carne del Cristo nei fratelli e sorelle bisognosi di essere nutriti, vestiti, alloggiati, visitati, quelle spirituali, consigliare, insegnare, perdonare, ammonire, pregare, toccano più direttamente il nostro essere peccatori. Le opere corporali e quelle spirituali non vanno perciò mai separate. 

È infatti proprio toccando nel misero la carne di Gesù crocifisso che il peccatore piò ricevere il dono la consapevolezza di essere egli stesso un povero mendicante». Ancora una volta la scelta preferenziale dei poveri è centrale nel magistero del Pontefice, che affida a Maria la conversione dei cuori. Non c’è salvezza se non si tocca la carne viva dell’umanità sofferente. 

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