L’UOMO

《Uscì dunque Gesù con una corona di spine, il vestito di porpora. E Pilato disse: Ecco l’uomo!》 (Giov. 19, 4)

La croce ha compenetrato a tal punto la vita, la parola, il gesto, la volontà di Gesù che non si può concepirlo senza la croce. Questo patto definitivo fa spuntare sulle labbra dei figli del secolo l’espressione di Isaia, come giudizio sintetico di condanna : 《Non vi è in lui nè bellezza, nè splendore》. Il mondo afferma di voler vivere solo di bellezza. Gli uomini, o Gesù, ti odiano perché sei il negatore di ogni bellezza che affascina ed inebria. Ti odiano perché sei un vinto e per noi la bellezza è solo sulle ali della vittoria. Ti odiano perché sei pecora muta trascinata al macello e la bellezza per noi è nel gesto della rivolta. Ti odiano perché hai respinto l’aiuto della spada e la bellezza noi la scorgiamo nei freddi bagliori del mondo armato di acciaio. Ti odiano perché sei il dolore divenuto persona ed il dolore per noi è bruttura, negazione totale della vita, scandalo. Ti odiano perché respingi dalla tua bocca il vino mirrato, mentre la bellezza l’abbiamo scoperta per il sogno fiorito nell’azione degli stupefacenti. Ti odiano perché hai affermato che il morire è il solo mezzo per vivere, mentre per noi , per questo mondo senza luce, la morte è distruzione di ogni bellezza. Quale splendore può irradiare da quest’ essere sulle cui carni hanno ferocemente giocato le mani nodose dei soldati, dei flagellatori, dei carnefici? Eppure, quale bellezza profonda trasparisce da Colui che non ha nè bellezza nè splendore! Folle innumerevoli di umili, pionieri del mondo del genio e del dolore, hanno scoperto questa bellezza più profonda e più espressiva: la bellezza del Crocifisso.

GIULIO BEVILACQUA

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