IL GIARDINO DELL’AGONIA

《Arrivati ad un podere, detto Getsemani, prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a tremare ed ad essere in preda ad angoscia》  (Marco 14,34…)

Nell’orto, stanotte, prega gli uomini per la prima volta. Ai suoi tre più cari dice: “Restate qui e vegliate con me”. Gli basta quel pochissimo: che restino lì, zitti e seduti sulla radice dei vecchi ulivi a sopportare un po’ la guazza notturna vicino a lui mentre prega. La risposta degli uomini e l’esaudimento degli amici è questo silenzio battuto da un lieve russare. Se ne sono andati lontanissimi nell’unico modo che potevano, il più vile, il più innocente, senza fuggire: si sono addormentati. Quei fili ultimi Gesù li aveva nella mano – la compagnia dei tre – per non sprofondare nell’orrore; se fossero rimasti svegli con lui, la parte più terribile della passione sarebbe stata risparmiata, sarebbe bastato il loro respirare, raschiarsi la gola di tanto in tanto, strisciare i sandali sul terreno. Ma il sonno ha tagliato i tre fili che allacciano Cristo al paese dei suoi fratelli terreni. Chiama allora il Padre. “Se è possibile, Padre, si allontani da me questo calice”.  Tre volte lancia la stessa supplica. Magari è ancora possibile. Il Padre ha fermato il coltello sul ragazzo Isacco, ha spalancato ad Abramo, come in una fiaba, il lieto fine. Ma il silenzio del Padre stanotte è liscio e compatto. Davanti alla tomba di Lazzaro il Padre rispose alla sua preghiera risuscitando un morto da quattro giorni. Per la prima volta quel silenzio è una sorpresa anche per lui. Tutti lo conosciamo quel piacere ultimo in fondo alla nostra preghiera, quando, dopo avere invocato, tratteniamo il respiro, tendiamo l’orecchio… E nulla!

LUIGI SANTUCCI

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