DIFENDIAMO LA VITA IN UNA SITUAZIONE DI RISCHIO

Vite oltraggiate, vite violate, vite ignorate, vite dimenticate, vite soppresse all’alba e al tramonto dell’esistenza in nome di crudeltà che si chiamano di volta in volta pietismo, efficientissimo, indifferenza, presunzione, pretesa di ritagliarsi un angolo di benessere in cui ci si illude di difendere i propri interessi personali o nazionali con i mattoni di tante, stratificate forme di egoismo. Quelli che, uno sull’altro, diventano presto mura invalicabili di esclusione, se non di palese ingiustizia e di grave sopruso. Inseguire una felicità che pretende di escludere i poveri, gli ultimi, i piccoli, i malati, i diversi, i deboli, gli anziani non è comprensibile difesa di interessi legittimi ma incomprensibile e inumano attentato al diritto più sacro. La 42ª giornata per la vita che oggi si celebra in tutte le diocesi, ci offre ancora una volta lo spunto per riflettere sulle condizioni delle tante, troppe persone però qui questo diritto inalienabile non è garanzia normalmente riconosciuta, ma grave situazione di rischio. Sembra incredibile che all’efficienza crescente della società tecnologica, corrisponda una flessione paurosa di umanità che si fa baratro di angoscia in tutte quelle situazioni in cui, dal concepimento alla fine naturale, non riusciamo《a difendere la vita contro il lavoro sporco della morte》, come ha detto papa Francesco. Alzare la voce e sporcarsi le mani, non di morte, ma di fatica per dire no alle tante, troppe strutture di peccato che minacciano la vita, è gesto che segnala la buona volontà di chi s’impegna a vivere l’amore di Cristo anche nelle pieghe più dolorose dell’esistenza.

LUCIANO MOIA

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