C’è una frase del Concilio Vaticano II che costituisce la sua essenza, il suo mistero ma anche la sua missione. La Chiesa è ”sacramento universale di salvezza” (LG 48; GS 45; AG 15). È una cosa buona sottolineare i tre aspetti: la manifestazione e la comunicazione, l’integralità o l’universalità. La Chiesa manifesta e comunica Cristo, “il Salvatore del mondo” (Gv.4,42). Questi annunzia il Regno a quelli che aspettano la sua parola e moltiplica i pani per sfamare la folla  che lo segue nel deserto, che rivela il Padre e sente compassione per gli uomini. La Chiesa allora mediante la Parola fa nascere Cristo per la fede nel cuore degli uomini. La Chiesa allora mediante la Parola fa nascere Cristo per la fede nel cuore degli uomini. La Chiesa cresce nella misura in cui rimane fedele al suo Signore, l’Inviato del Padre, il buon Pastore. Ogni rinnovamento nella Chiesa avviene se lo Spirito ci conduce alla contemplazione della croce e alla gioia dell’amore fraterno. Essere cristiani oggi vuol dire manifestare Cristo. Da qui l’impegno di presentarlo non come un rivoluzionario, un contestatore ma come colui che è venuto al mondo per riconciliarlo con il Padre e comunicargli la vita. Infine, la Chiesa cammina verso la piena manifestazione del Cristo. Siamo nel tempo del “già”e del “non ancora”. Mentre dura questo tempo andiamo maturando nella fede e crescendo in frutti di santità. E tutti i giorni ricominciamo di nuovo. Mentre è pellegrina nella storia, la Chiesa che è “allo stesso tempo santa e bisognosa di costante purificazione” (LG 8) è impastata di fragilità e di peccati nei suoi membri. È pertanto bisognosa di purificazione e di rinnovamento continuo. Mentre camminiamo nel tempo, dobbiamo chiederci con sincerità: “chiesa, cosa dici di te stessa?” (Paolo VI). La nostra persona, le istituzioni, le opere manifestano chiaramente il Cristo? Se al contrario lo nascondono il segno viene vanificato.