LA PROFESSIONE DI FEDE NELLA LITURGIA

La celebrazione eucaristica, dal segno di croce fino al congedo, è tutta una professione di fede. Per secoli i cristiani non hanno sentito il bisogno di aggiungere nella messa una specifica professione di fede.

La loro partecipazione all’eucarestia domenicale era la testimonianza più alta della loro fede. E tale resta oggi, anche se viviamo in tempi di “post cristianità”, talvolta la messa rischia di essere un semplice scenario di riti e non di fede cristiana (matrimoni, funerali, cresime e prime comunioni).

Tutti i gesti, gli atteggiamenti e le parole della messa hanno un unico scopo: esprimere ed alimentare la fede. Una frase che ritorna spesso nel corso della celebrazione è “Amen”!. Una forma avverbiale che non è traducibile nella nostra lingua. Essa esprime un’adesione totale che equivale a dire: “credo”. Gesù è per noi il modello di questo Amen al Padre.

Nel libro dell’Apocalisse così leggiamo: “Così parla l’Amen, il Testimone degno di fede e veritiero, il Principio della creazione di Dio (3,14).

Il diffondersi di alcune eresie portò ad inserire nella messa la professione di fede redatta al concilio di Nicea (325) e completata in quello di Constantinopoli (381 d.c.) sviluppando con precise terminologie l’antica professione di fede battesimale o Simbolo apostolico (± 157d.c.).

Questo inserimento avvenne dapprima in Oriente (VI-VII secolo d.c.) per poi passare anche nel regno dei Franchi e infine anche a Roma. Il testo in lingua latina non ha trovato favorevole accoglienza nell’assemblea dei fedeli per lo più analfabeti. Papa Pio V (1570) lo riservò di norma al sacerdote e alla Schola, se cantato. Soltanto dal 1958 i fedeli vengono autorizzati a recitarlo insieme con il sacerdote. Anche se il Simbolo apostolico è più semplice ed essenziale viene generalmente proclamata la formula niceno-constantinopolitana nella liturgia festiva.

Nei periodi di Quaresima-Pasqua è possibile utilizzare il Simbolo apostolico in forma dialogata. La professione di fede si fa sempre stando in piedi.

S. SIRBONI

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