La domenica dell’uomo secolarizzato non è la stessa del cristiano. L’uomo secolarizzato vive la sua domenica soprattutto come giorno di riposo dal lavoro e dai fastidi della fatica d’ogni giorno, un giorno di vacanza, di evasione.
La cultura secolarizzata ha svuotato la domenica del suo significato religioso e tende a sostituirlo con nuove realtà; sport, sagre, viaggi… si è passati dal “giorno del Signore” al “week-end”, dal “primo giorno della settimana” al “fine settimana”.
Sono tanti i fattori che hanno contribuito a tale evoluzione, da una cultura rurale ad una di tipo urbano ed industriale; i ritmi di lavoro, l’organizzazione del tempo libero, la mobilità delle persone, nuovi sport, attività culturali e sociali finiscono per compiersi quasi sempre nella domenica.
Nessuna di queste realtà è negativa, ma l’uomo può perdere la dimensione religiosa della vita e del tempo.
La domenica non è solo un giorno della settimana, è anche un giorno nel più grande ritmo annuale. Piccola “pasqua settimanale”, la domenica vive e respira del mistero di Cristo che culmina nella grande domenica della Pasqua annuale.
Così di domenica in domenica rivisitiamo e riviviamo il mistero di Cristo nei diversi aspetti che culmina nel Triduo Pasquale e nella Pentecoste.
In relazione a questo il Natale preparato dall’Avvento. Nella celebrazione dell’anno liturgico la Chiesa venera con particolare amore la Vergine Maria e fa memoria dei martiri e dei santi.
La loro presenza ci aiuta a comprendere il mistero di Dio. Così, crescendo di anno in anno in Cristo, la Chiesa compie il suo cammino nel tempo verso l’eternità.