IMPARIAMO AD AVERE COMPASSIONE

Spesso avvengono episodi dove le parole umane perdono il loro significato, sembrano inopportune ed inefficaci: per noi cristiani certe piaghe le può toccare soltanto Dio, il quale è luce e calore e la sua grazia sa attraversare la stessa cappa del dolore umano ed accendere una speranza che il mondo non può dare. Siamo i cristiani chiamati a non dimenticare che in noi è Cristo e che Cristo possiede parole di vita. Non possiamo parlare come coloro che non hanno una speranza e vivono in modo pagano.

Torniamo a contemplare il Crocifisso perché egli dirà il significato profondo dei patimenti umani, la loro altissima virtù di redenzione. Basta guardarlo, Lui, l’innocenza incarnata, l’amore incarnato; basta contemplare su quel corpo straziato inchiodato al legno i segni di una Passione non meritata, per comprendere che la sofferenza è un mistero più grande di noi, la cui chiave non si trova quaggiù, in terra. Così scrive Paul Claudel : “Cristo non venne a sopprimere il dolore, non venne a darne la spiegazione, ma a riempirlo della sua presenza”. Riflettiamo su queste parole : “Cristo non venne a sopprimere il dolore”, quel dolore che è frutto della ribellione dell’uomo.

per istigazione di colui che Gesù ha chiamato Principe delle tenebre. Cristo venne ad assumerlo, a rivestirsene; venne ad incorporarselo, fino al punto di diventare Lui l’Uomo dei dolori. Cristo non venne a spiegare il dolore; venne a riempirlo della sua presenza, a vivificarlo, a farlo diventare uno strumento della sua grazia operante. La sera del venerdì santo le tenebre coprivano la terra e tutti erano presi dall’angoscia dell’incertezza. Tutto sembrava finito. Le donne che la mattina seguente il sabato si recarono al sepolcro lo videro vuoto, si ricordarono delle parole del Maestro, sarebbe risuscitato dai morti. Per il Cristiano la morte è una comunione: comunione con l’Amore di Dio che ci tende le braccia, comunione con la beatitudine, la pace di Dio. È una realtà buona nelle tenebre credere alla Luce, fra le lacrime credere alla gioia ed attraverso la morte credere alla Vita.

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