COLTIVIAMO E CONSOLIDIAMO LA VIRTÙ DELLA PERSEVERANZA

Nella nostra società sta diventando “stabile” il percariato, quella che dovrebbe essere una fase transitoria, un passaggio nel costruire il proprio progetto di vita, sta dievntando invece un dato strutturale, dell’essere adulti che intressa la dimensione del lavoro, ma anche quella degli affetti e delle relazioni umane.

Uno stato permanente di precarietà che porta con sé una scia di incertezze, frantumazioni, sensi di colpa, e che amplia così l’apprendistato alla vita “e posticipa così il raggiungimento di una certa stabilità della esistenza.

L’identità dei giovani adulti diventa così “un essere in prova”, una continua corsa per la sopravvivenza, in cui ci sono maggiori sicurezze e riconoscimenti come riscontro. Tra gli effetti di questa realtà il nomadismo che costringe molti giovani a peregrinare da un punto all’altro, da una città ad un’altra. Una mobilità geografica e nello stesso tempo esistenziale che se da un lato sembra un arricchimento umano e culturale, dall’altro comporta il rischio di un disorientamento e di una perdita delle proprie radici.

Dinanzi a questa realtà cedere al pessimismo ed allo scoraggiamento sarebbe una risposta, conseguenziale, manifestata da un desiderio di sopravvivere senza investire risorse ed energie in uno sforzo di trasformazione della realtà. Oggi sembra più faticoso conservare quell’entusiasmo, quella tenacia, quella capacità di mettersi in gioco; note destintive dei giovani, unico antidoto contro la passività e la rassegnazione, atteggiamenti in grado di restituire valore e dignità ad ogni esperienza “in itinere”; anche se provvisoria.

È allora fondamentale esercitarsi a consolidare la virtù della perseveranza, la capacità di insistere nel cammino intrapreso. Una “resistenza” attiva, che non si lascia scoraggiare dalla fatica, dalle battaglie quotidiane e dai fallimenti, ma che sa trasformare anche la precarietà in una occasione per mettersi in gioco e sviluppare nuove competenze. Anche se in questo momento storico si fa fatica a trovare una “stella polare” che indichi la rotta da seguire ci si può orientare in questo difficile viaggio della vita impegnandosi a “viverla pienamente”.

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