IL ROSARIO E IL MESSAGGIO DI FATIMA – Prima Parte

Nessuna apparizione della Beata Vergine Maria ha tanto attirato l’attenzione quanto quelle avvenute a Fatima, a partire dal 13 maggio del 1917, di cui quest’anno ricorre il primo centenario. I motivi principali sono soprattutto due: il momento storico e il contenuto misterioso del “segreto”, oggi comunque totalmente svelato. Maria appare ai tre pastorelli quando in Europa è in atto una rivoluzione scientifica, sociale, politica ed economica. Non mancano i conflitti etnici e nazionali, sotto il vento di una guerra alla religione, con inizio dal Portogallo, i cui governanti vantano con orgoglio la legge di separazione tra Chiesa e Stato con un radicale rifiuto di Dio. Le apparizioni di Maria scuotono la nazione intera che, nonostante tutto, non aveva perso la sua grande devozione alla Madonna. Nel consacrare il genere umano al Cuore Immacolato di Maria, papa Pio XII, nel radiomessaggio al Portogallo del 31 ottobre 1942, potrà affermare: «Voi avete un gran debito verso la Vergine, Signora e Patrona della vostra Patria. In un’ora tragica di tenebre e di disorientamento quando la nave dello Stato portoghese, smarrita la rotta delle sue più gloriose tradizioni, sperduta nella tormenta anticristiana e antinazionale, sembrava correre verso inevitabile naufragio, inconscia dei pericoli presenti e più ancora inconsapevole di quelli futuri, la cui gravità del resto nessuna prudenza umana, per quanto accorta, poteva prevedere, il Cielo, che vedeva gli uni e prevedeva gli altri, intervenne pietoso, e dalle tenebre scaturì la luce, del caos emerse l’ordine, la tempesta si mutò in bonaccia, e il Portogallo potè trovare e riannodare il perduto filo delle sue più belle tradizioni di Nazione fedelissima». Il messaggio di Fatima va inteso come un grande rchiamo alla santità, mettendo tutti al riparo dalle devastazioni che il peccato, ossia l’allontanamento dell’uomo da Dio, opera sull’umanità intera: le guerre ne sono il segno più sconvolgente. La prima guerra inizia il 28 Luglio 1914 con il genocidio di un milione di armeni cristiani da parte dei Turchi, coinvolgendo via via l’Europa intera e terminando con circa 10 milioni di morti e altri milioni di invalidi e mutilati, Papa Benedetto XV la definisce una “inutile strage”. Il 25 ottobre 1917 la Russia è nelle mani dei rivoluzionari bolscevichi. Trionfa il comunismo ateo, con la sua spregiudicata dittatura nella quale tutto è permesso, pur di conseguire gli scopi della rivoluzione che per tutto il lungo periodo comunista sterminerà milioni e milioni di persone. Allo scoppiare della guerra, il Papa, di fronte al vasto conflitto mondiale, invoca la fine del suicidio dell’EUROPA civilizzata, ma la sua voce è inascolata. Solo quella di Maria, Regina della Pace, si fa sentire apparendo il 13 maggio 1917 ai tre pastorelli. Stando alla prima apparizione, suor Lucia afferma che già intorno al 1914 o 1915 lei con alcune bambine al pascolo avevano visto una specie di nuvoletta bianca in forma umana, scesa dal firmamento, passare di fronte sulla cima degli alberi, con l’intemto di attrarre la loro attenzione. Nella primavera del 1916 vi è quella di “un giovane, come se fosse di luce “, che si avvicina ai tre pastorelli mentre erano al pascolo. Arrivati loro accanto, dopo averli rincuorati, si manifesta col dire: «Sono l’Angelo della pace. Pregate con me». Inginocchiandosi a terra e piegata la fronte al suolo, per ben tre volte ripete le seguenti parole: «Mio Dio, io credo, adoro, spero e vi amo. Vi chiedo perdono per coloro che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano». Conclude dicendo: «Pregate così: i cuori di Gesù e Maria sono attenti alla voce delle vostre suppliche». Gli appelli dell’Angelo fanno tutt’uno col messaggio di Fatima che è un pressante invito a rinvigorire la vita cristiana, a pregare per l’umanità intera sconvolta dal male, bisognevole pertanto di pentimento, di conversione e di misericordia. Ovviamente, la magnanimità di Dio non va intesa come una superficiale verniciatura di bianco, che copre i nostri peccati, ma come uno straordinario dono che va desiderato e accolto, sebbene l’uomo nella sua libertà possa rispondere con un netto rifiuto delle conseguenze inevitabili. La visione del’inferno, che tanto terrorizzò i piccoli veggenti, non è un immagine fantastica, ma la percezione dello stato di dannazione di coloro che, con ostinazione diabolica, disprezzano Dio e rifiutano il suo aiuto. È il cosidetto “peccato contro lo Spirito Santo” di cui parla Gesù nel Vangelo (Mc 3,28-30).

A.M. CAREGGIO

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