LA CHIESA E LA RIVOLUZIONE PROTESTANTE – Seconda Parte

L’Apostasia
Il Papa Leone X, per avere mezzi a favore della costruenda nuova Basilica di S. Pietro, indisse predicazioni in tutta l’Europa con annesse delle indulgenze. La cosa in sé era già delicata, perché evindetemente si poneva di fatto in evidenza l’aspetto in teoria secondario della dottrina infatti della Chiesa poneva e pone in risalto la contrizione del cuore e il proposito di star lontano dal male come condizioni fondamentali per lucrare l’indulgenza.
L’assoluzione Sacramentale assolve dalla colpa, e dalla pena eterna, ma non necessariamente dalla pena temporale da scontarsi in questo o nell’altra vita (nel Purgatorio).
Ad aiutare maternamente i suoi figli a liberarsi dal debito di pena temporale, la Chiesa si è valsa della sua qualità di depositaria dei meriti infiniti di Cristo Redentore e di quelli indefiniti della Vergine e dei Santi e li ha messi a disposizione dei fedeli e determinate condizioni che si concentrano in opere volontarie di bene, in atti di mortificazione e di sacrificio, fra cui anche quello di mettere a disposizione della Chiesa stessa una certa somma di denaro per le persone e cause pie.
Questa dottrina ebbe purtroppo nel secolo XV una non sempre chiara presentazione da parte dei predicatori di indulgenze e la tendenza a considerare l’indulgenza prevalentemente come una fonte di denaro fu comprovata purtroppo da atti della Gerarchia.
Lo stesso Leone X aveva trovato modo di saldare un suo debito con i banchieri Fugger di Augusta, costituendoli esattori dell’indulgenza.
Nel 1514 l’indulgenza fu concessa per avere fondi per la nuova basilica di S, Pietro e il principe Alberto di Brandelburgo, Vescovo di Magonza, ne aveva accettato l’impegno per le zone di sua competenza, a condizione di avere per sé un aparte del reddito. La predicazione dell’indulgenza fu da lui affidata ai Domenicani, e ciò non fu certo piacevole agli Agostiniani, fra i quali Lutero. Lutero allora negò il valore delle indulgenze attaccando la vigilia della Festa dei Santi del 1517 alla porta della cappella dell’Universalità 95 tesi che egli si teneva pronto a sostenere contro chiunque.
Lo affrontano parecchi teologi di vaglia. Ma siccome la pazienza non è la sua virtù, egli risponde agli avversari con ingiurie, delle quali ha inesauribile sorgente, e investe con motteggi della sua pesante ironia i frati predicatori Prieras, Tetzel, Emser, Ech, Alfeld e altri: dopo i teologi, pretende confutare il Legato del Papa, il Cardinale Tomaso De Vio, detto il Caetano.
Nel 1518 appella dal Papa male informato al Papa meglio informato, e, dopo la condanna papale, appella al Concilio Genarale. Da tutte quelle dispute risultarono nettamente sostenuti i due principi del protestantesimo: giustificazione per mezzo della sola fede, ricorso diretto alla Scrittura secondo il libero esame.
A questo punto il principe che aveva protetto Lutero fin qui, gli fece capire che non voleva avventure. Alcuni umanisti come Croto Rubeano e Ulrico di Hutten, violenti contro Roma, gli guadagnarono la protezione di due capitani di ventura, Francesco di Sichingen e Silvestro di Schaumberg.
Allora Lutero lancia il suo grido di ribellione. In un manifesto alla nobiltà germanica, il 19 agosto 1520, sostiene che: bisogna abbattere la distinzionefra clero e laicato, perché il sacerdozio è universale;
bisogna abbattere l’esclusiva che la Chiesa ha di interpretare la Bibbia per affermare il libero esame individuale;
bisogna abbattere la pretesa del Papa di convocare lui solo legittimamente il Concilio, per rivendicar tale diritto ai principi.
Il 15 giugno 1520 erano state condannate da Roma 45 tesi di Lutero mediante la bolla pontificia dal titolo «Exsurge Domine» e lo si minacciava di scomunica se non avesse ritrattato.
Lutero invocò che il giovane imperatore Carlo V «si ergesse in nome di Cristo contro i satanassi di Roma». Il 10 dicembre 1520 dinanzi al popolo e agli studenti di Wittemberg bruciò la bolla papale e molti libri di diritto canonico e di teologia gridando: «Poiché tu hai corrotto le verità divine che il fuoco ti condanni!».
Allora intervenne l’imperatore per applicare la scomunica che il 03 gennaio 1521 con un’altra bolla il Papa aveva comminato contro di lui. Tuttavia prima di metterlo al bando dell’impero e arrestarlo, lo volle invitare alla dieta di Worms con un salvacondotto.
Lutero si presentò, ma si rifiutò di ritrattare. Il giovedì 18 aprile 1521 in piena assemblea pronunciò, secondo la leggenda protestante le seguenti parole:
«Poiché Sua Maestà imperiale e i signori desiderano una risposta semplice, ne darò una che non avrà né corna né denti: a meno di essere convinto con prove di Scrittura e con ragioni evidenti, poiché non credo né al Papa né ai Concili da soli, i quali, e questo è certo si sono spesso igannati e contraddetti, io, legato ai passi che ho riportato e la mia coscienza essendo prigioniera della parola di Dio, non posso né voglio ritrattare nulla, perché non è né sicuro né conveniente andare contro la propria coscienza. Dio mi aiuti! Amen».
Lutero fu allora messo al bando dell’Impero e, poiché era protetto dal salvacondotto, gli furono dati 20 giorni per andare dove voleva. Il suo principe lo prese e per proteggerlo lo ospitò nel castello della Warthurg.

La Rivoluzione
In seguito alla sua ribellione in Germania si ebbero  conseguenze terribili; i monasteri si svuotarano un po’ spontaneamente un po’ per forza; il popolo qua e là insorse; distrusse chiese e arredi sacri, si celebrarono funzioni laiche in mezzo alle piazze; i più fanatici passarono ogni confine della decenza; insorsero i contadini i quali incendiarono 200 tra castelli e monasteri disseminando ovunque la morte. Lutero audacemente, all’udire tutte quelle novità che prendevano nome da lui, ritornò, nonostante il bando a Wittemberg,  e cercò di riprendere in mano le redini di quel movimento che caoticamente metteva in sconvolgimento tutta la Germania. Invocò i principi perché frenassero i contadini dicendo loro: «Scatenatevi, cari principi, salvateci; trafigga, colpisca, strozzi chiunque può farlo. Noi viviamo in tempi in cui un principe può meritarsi la salvezza spargendo il sangue assai più che altri pregando!». Ne furono uccisi centomila. Nel dicembre 1524 Lutero deponeva l’abito monacale e il 13 giugno 1526 sposava l’ex monaca Caterina Von Bora, fuggita dal suo convento con altre compagne allo scoppio della rivoluzione. In questo stesso anno ci fu la polemica con Erasmo che contro di lui sosteneva il libero arbitrio.

Le vicende del luteranesimo
Intanto la Germania andava dividendosi in due grandi assembramenti: i cattolici da una parte e i luterani dall’altra. L’imperatore che si manteneva cattolico, volle conciliare le due parti per evitare conflitti. Nel 1530 adunò la Dieta di Augusta invitandovi protestanti e cattolici. Melantone, collega di Lutero e vero sistematore della dottrina luterana, ad Augusta spiegò la dottrina protestante. Ma non venendo essa accettata, se ne partì. Carlo V allora sdegnato rinnovò l’editto di Worms, imponendo la restituzione dei beni ai cattolici e proibendo qualsiasi novità religiosa. Allora per difendere le conquiste della rivoluzione, principi e cavalieri protestanti si unirono nella Lega Smalcaldica, disposti a tener testa anche all’imperatore (1530). Gli interessi della riforma religiosa passavano dalle mani di Lutero e dei suoi teologi nelle mani dei principi a servizio dei loro interessi. Carlo V radunò a Norimberga una dieta conclusa con una tregua tra cattolici e protestanti (1532) che dovevano rimanere nelle rispettive zone d’influenza e non più compiere atti di sabotaggio vicendevoli, con la sospensione, fino al raduno del Concilio Ecumenico, del processo contro ci si era appropriato i beni della Chiesa. Paolo III intanto indiceva il Concilio per il 1537 a Mantova; ma i protestanti invitati, a Smalcalda risposero con un rifiuto e pubblicarono la confessione della nuova fede che Lutero aveva composto. L’imperatore era andato nel frattempo in Spagna, ove rimase nove anni e i protestanti si rafforzarono di più. Il concilio si aprì nel 1545 il 15 maggio a Trento e Lutero scrisse «Contro il Papato fondato a Roma dal diavolo». Lutero morì 18 febbraio 1546 nella sua città natale di Eisleben. Il partito protestante che era diventato fortissimo fino a proclamare che non avrebbe tollerato un cattolico in  Germania, provocò talmente l’imperatore che questi, raccolto un esercito di 50.000 uomini, sconfisse totalmente i protestanti. Sembrò che il protestantesimo con la sconfitta di Miihlberg (1547) fosse finito; invece Carlo V non seppe trarne profitto. Le violenze dei protestanti continuarono con una assiduità e tenacia spaventosa. Riuscirono così ad avvilire l’imperatore che decise di ritirarsi dalla politica a tutti i costi. Ne venne fuori la cosidetta pace di Augusta (1555) che consacrava fatalmente la distruzione della unità religiosa germanica. Era riconosciuta la confessione augustana, riconosciute legittime tutte le confische ai danni della Chiesa; soppressa la giurisdizione dei vescovi nei territori protestanti; là dove un principe i faceva protestante tutta la popolazione doveva farsi protestante oppure emigrare chi voleva rimanere cattolico. È il famoso: «Cuius regio eius et religio». Il protestantesimo aveva trionfato.

La dottrina di lutero
Il dramma personale di Lutero, la sua psicologia complessa hanno i loro chiari riflessi nell’insieme dottrinale che da lui prende il nome. Le tristi esperienze interne fatte di fallimenti e di cadute gli comunicarono l’ossessione della radicale corruzione dell’uomo, operata dal peccato originale. Bisognava dare a questo principio una base di ragione. Così inventò che lo stato soprannaturale di Adamo ed Eva era la natura propria dei progenitori, corrotta nella sua essenza dalla caduta originale. Di qui lo stato di corruzione essenziale che si manifesta nella concupiscenza, la quale, anche contrariamente a tutte le nostre esperienze personali, che avvertono la sostanziale differenza fra concupiscenza e peccato, non si distingue dal peccato. Siccome fatale è la concupiscenza, fatale è il peccato. Di fronte alla legge e al decalogo un senso di disperazione scoppia tragicamente nel cuore di ciascun uomo. Ma interviene Dio che assicura la salvezza a chi ha cieca fiducia in Lui, in Gesù Cristo. La religione luterana sta tutta in questo passaggio sentimentale-personale: disperazione-consolazione. La imputazione dei meriti di Gesù Cristo per la sola fede-fiducia, annientata l’importanza delle opere buone. Lutero scriveva a Melantone: «Dio non salva i falsi peccatori. Sii dunque peccatore e pecca arditamente. Ma confida e rallegrati più arditamente nel Cristo. È vincitore del peccato, della morte, per le ricchezze delle divina gloria, l’agnello che toglie i peccati dal mondo. Il peccato non ci strapperà da lui, anche se mille volte al giorno commettiamo la fornicazione e l’omicidio». Così i sacramenti diventano simboli della giustificazione e non sono segni efficaci della giustificazione. Così la Bibbia diventa il libro esclusivo sul quale ciascuno, seguendo la sua via, scioglie il suo dramma interiore, dalla disperazione alla consolazione. Parimenti la vera chiesa è interiore, non visibile se non nell’unione di chi tenta scoprire nella Bibbia la sua fede-fiducia è già imputazione certa di tutti i meriti di Cristo. Per la stessa ragione è inutile l’invocazione dei santi: essi sono solo esempi, non sono donatori di grazie e oggetto di culto. Il Purgatorio non esiste, perché non esiste distinzione tra peccato mortale e peccato veniale, come non esiste differenza tra concupiscenza e peccato. Solo si danna chi non ha la fede-fiducia in Dio.

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