IL LIBRO DEI 7 SIGILLI

La Parola

E vidi nella mano destra di Colui che era assiso sul trono un libro a forma di rotolo, scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli. Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: “Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?”. Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra era in grado di aprire il libro e di leggerlo. Io piangevo molto porché non si trovava nessuno degno di aprire il libro e di leggerlo. Uno dei vegliardi mi disse: “Non piangere più: ha vinto il leone ddla tribù di Giuda il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli”.

Poi vidi rito in mezzo al trono circondato dai quattro esseri viventi e dai vegliardi un Agnello, come immolato. Egli aveva sette corna e sette occhi, simbob dei sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra, ‘E fAgneuo giunse e

prese il libro dalla destra di Colui che era seduto sul trono. ‘E quando l’ebbe

preso, i quattro esseri viventi e i ventiquattro vegliardi si prostrarono davanti

all’Agnello, avendo ciascuno un’arpa e coppe d’oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi.

Per la lectio

Il secondo parametro orientativo offerto alla Chiesa è il libro dai sette sigilli. Esso è strettamente collegato con Dio: l’autore lo presenta proprio «nella destra di Colui che siede sul trono» (5,1). Questo libro è tutto scritto, non ci sono spazi vuoti: tutto quello che riguarda la storia degli uomini è determinato con esattezza. Ma esso è ermeticamcnte chiuso da sette sigilli che nessuno è in grado di aprire. Il libro, come il trono, è un simbolo da decifrare. La Chiesa riflette e arriva alla conclusione che probabilmente il libro esprime il piano di Dio sugli avvenimenti e sugli uomini, ma la logica interna del progetto di Dio è inaccessibile, trascendente: «E nessuno era in grado né in cielo né sulla terra né sottoterra di aprire il libro e di leggerlo» (5,3). Il progetto di Dio scritto nel libro riguarda i fatti che c’interessano, e per questo sentiamo il peso di quest’incapacità di lettura. Giovanni ci dice di sé che, quando costata che nessuno è in grado di leggere il libro, scoppia a piangere: è il pianto disperato d’ogni uomo che non riesce ad interpretrare la sua vita, il senso che essa ha, il valore degli eventi di cui si compone. Giovanni piange fino a quando non si sente dire che il Cristo morto e risorto è in grado di aprire il libro e di leggerlo. Dopo la visione del trono di Dio e del libro, giunge il terzo parametro orientativo, costituito dalla visione dell’Angelo morto e risorto. Le due visioni sono strettamente legate e complementari. «Vidi un agnello, che stava in piedi, come ucciso, avente sette corna e sette occhi» (5,6). Questo Agnello sta “in mezzo al trono”: il trono è un simbolo antropologico e indica un livello di dignità e la capacità esercitata di un influsso sugli altri. Il trono di cui si parla è quello di Dio. Seduto su di esso, il Signore esercita un influsso attivo sulla storia (4,2). Rispetto a quest’azione di Dio, l’Agnello occupa idealmente una posizione centrale. L’azione di Dio sulla storia sta in una relazione decisiva con Lui.

Cristo-agnello sta in piedi perchè è il risorto, ed insieme il Cristo della passione e della morte, come in Gv 20,27. L’Agnello è “ucciso”, e questa è un’esperienza umana diretta. L’Agnello sta “in piedi”, e questo indica la risurrezione, che lo pone nell’ambito della trascendenza. Il Cristo morto e risorto, che il cristiano incontra nella liturgia (cfr. Ap. 1,4 e Gv 20), possiede la

totalità della potenza che lo abilita a superare tutto ciò che, nell’ambito della

storia, è di segno negativo. Subito dopo la presentazione di Cristo-agnello inizia la sua azione: egli, con un gesto solenne, si avvicina al trono e prende il libro (5,7). Il segreto della nostra pagina e, in un certo senso, di tutta l’Apocalisse, è racchiuso in questa semplice successione di gesti: nessuno è in grado di aprire il libro, vale a dire di cogliere il senso della storia salvifica la direzione e il senso ultimo delle cose nella confusione delle vicende umane. Di qui l’angoscia e lo smarrimento. Ora non è più così: la morte e la risurrezione di Cristo hanno rotto i sigilli e il libro si è aperto. Il progetto di Dio sulla storia, inaccessibile e illeggibile a livello di qualunque creatura, è dato, da ora in poi, in mano a Cristo. Sarà lui ad aprirlo progressivamente, a rivelarne gradatamente il contenuto, impegnandosi a realizzarlo: il progetto di Dio nella storia diventa comprensibile solo alla luce di Cristo.

Discernimento

La Chiesa, invitata a salire al cielo per comprendere il senso dei fatti che devono accadere, in seguito si è trovata in contatto diretto con il progetto misterioso di Dio, che s’illumina in Cristo.

  • Per coglierne il significato religioso profondo degli avvenimenti la Chiesa dovrà ravvivare il senso di Dio, farsi illuminare dalla luce di Cristo, e “correre il rischio” di abbandonarsi davvero al suo Spirito. Solo allora comprenderà il senso della propria esistenza, dell’esistenza altrui e il significato dei fatti con cui si trova a confronto.
  • La rivelazione che occorre per leggere la storia non è nuova, ma è una memoria. Se ricordi la vicenda di Cristo, comprendi che il disegno di Dio è sempre combattuto; che c’è addirittura un tempo in cui sembrano prevalere le forze del male (la croce), ma comprendi anche che l’ultima parola è la risurrezione. La via dell’amore, della non violenza coraggiosa e del martirio, è crocefissa, ma non vinta.
  • Da qui proviene una gran consolazione e un criterio di valutazione. Contrariamente alle apparenze, sono i martiri che costruiscono la vera storia, non i potenti e gli oppressori; «i crocifissi, non i crocifissori!» (Benedetto XVI). Di qui l’avvenimento: se vuoi fare storia, poniti alla sequela di Cristo, mettiti dalla sua parte, non altrove.

Visione

Nella memoria eucaristica la comunità cristiana si ricorda di quanto Dio ha

compiuto in Cristo morto e risorto e così legge e interpreta il travaglio della

storia.

«Comunicando al corpo “donato” da Gesù, al suo sangue “versato”, i cristiani

devono mettersi in sintonia con le sue esigenze e il suo esempio profetico.

Ormai il rifiuto del dominio diventa un segno distintivo della loro appartenenza a Cristo. È al cuore del pasto eucaristico che Luca pone la discussione tra i discepoli per sapere “chi è il più grande” (cf Lc 22, 24-27).        Il pasto eucaristico ha proprio lo scopo di suscitare tra i discepoli una nuova prassi, opposta a questo gioco d’ambizioni. La comunità eucaristica deve testimoniare questo spirito di servizio e questo rifiuto del dominio diventando, nella nostra epoca in Europa occidentale, confortevole e permettendo una vera convivialità»

«Chi ci darà delle comunità nelle quali nel distacco (che si traduce concretamente nel rifiuto della orsa ai beni e al prestigio, nella semplicità e

nella frugalità dell’esistenza) s’irradia la gioia dell’incontro, incontro con Dio e cosa che ne è il segno e la posta in gioco – incontro dei fratelli?… questa gioia sarà, per tutti quelli che sono ingannati dalle fallaci promesse di una società fondata sulla modalità dell’avere, un interrogativo su se stessi e sulla verità del loro desiderio, l’appello a una metànoia – una conversione – liberatrice».

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