SAN RICCARDO PAMPURI – 1° maggio

Nella capitale della Colombia, Santa Fé de Bogotà, posta a 2800 metri sul livello del mare, una città molto popolata i PP., del Movimento ecclesiale Comunione e Liberazione hanno aperto negli anni 90 un grande oratorio con tante attività diurne per i ragazzi e questo centro vive con le offerte dei laici italiani e latino-americani. E’ stato dedicato a San Riccardo Pampuri di cui ora ne tracciamo brevemente una biografia.

 Ottobre 1917, Prima Guerra Mondiale, disastro di Caporetto, con reparti in ritirata ancora compatti e altri in disordine, mescolati ai profughi civili, incalzati dagli austro-tedeschi. C’è chi ha buttato via tutto per fare presto. E c’è invece il soldato Pampuri Erminio, classe 1897, che pensa soltanto a salvare il materiale medico di un ospedaletto da campo, su una carretta tirata lentamente da una mucca, sotto la pioggia. Ce la fa, salva il materiale: gli daranno la medaglia, ma ha preso la pleurite. 

Conosce già le durezze della vita. Nato a Trivolzio (Pavia), ha perduto la madre a 3 anni e il padre a 10. E ha imparato ad affrontarle dagli zii materni, i fratelli Carlo e Maria Campari, che lo tengono come figlio. “Sarai medico come me”, gli dice lo zio Carlo. E lui infatti si laurea con ottimi voti nel 1921, andando poi come medico condotto a Morimondo (Milano). Qui diventa anche guida e stimolo dell’Azione Cattolica, e gira con la borsa di medico, ma anche con vestiti, coperte e cibo. Lotta contro tutte le sofferenze dell’uomo. Spende il suo stipendio, poi entra in scena la zia Maria, silenziosa soccorritrice. Ma questo non gli basta. Lo attrae la vita religiosa. Pensa di farsi gesuita, ma viene dissuaso: la pleurite ha troppo indebolito il suo fisico. Allora si rivolge ai Fatebenefratelli (Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Dio) che agli infermi sono votati. E’ accettato nel 1927, prende il nome di fra Riccardo (un omaggio al suo direttore spirituale, don Riccardo Beretta) e nel 1928 emette i voti temporanei a Brescia, lavorando in ospedale. Lavora come medico, ma non solo. Lo si vede anche “compiere le mansioni del più umile infermiere”. Eccolo poi direttore dell’ ambulatorio dentistico, dove le madri gli chiedono anche di benedire i bambini che ha curato. Il “dottorino” è già un santo per pazienti, famiglie, colleghi. Ormai la pleurite è diventata tbc. Entra in ospedale da ricoverato, assistito dalla zia Maria Campari: e muore il 1° maggio 1930, a soli 32 anni. Ma lascia il suo segno. Come dirà Paolo VI: “E’ una figura straordinaria, vicina a noi nel tempo, ma più vicina ancora ai nostri problemi e alla nostra sensibilità”. Già nel 1951 la sua salma viene traslata nella chiesa parrocchiale di Trivolzio. Il 1° novembre 1989 Giovanni Paolo II lo proclama santo.