UNA SANTITÀ POSSIBILE, DONO, PROGETTO, PIENEZZA DI VITA.

Nella spiritualità biblica la santità richiama il desiderio di Dio e il  rapporto con lui, come ama esprimere il credente con le parole della sua preghiera: “il tuo volto, Signore, io cerco” (Sal 27,8).

La santità ha anche il significato di “separazione”. Per questo, attraverso i molti riti di purificazione che la religiosità biblica contiene, l’uomo si sforza di separarsi da tutto ciò che è  “profano” (la Bibbia usa il termine “impuro”) per entrare in comunione con Dio. Nell’Antico Testamento la santità è vista perciò come lo sforzo dell’uomo per entrare nell’ambito del “Sacro”, l’ambito “puro” di Dio: “Siate santi, perché io sono santo” (Lv 11,44).
Nel Nuovo Testamento la santità è invece un dono gratuito di Dio, offerto nel Battesimo, nella Pasqua, nel Vangelo di Dio e nel suo programma di vita, racchiuso nelle Beatitudini (Mt 5,1-12) e nel Padre Nostro (Mt 6,9-13).
A questo programma di vita si ispira anche l’esortazione apostolica Gaudete et exsultate, che papa Francesco ha scritto sulla chiamata di tutti noi alla santità (19 marzo 2018). Le prime comunità cristiane venivano nella consapevolezza di questo dono e perciò i loro membri vivevano chiamati “santi” (Ef 1,1.15) e formavano una comunione di fratelli (At 2, 42-47). Alla chiamata alla santità, che ancora oggi il Signore rivolge a tutti noi e alle nostre comunità, la risposta è racchiusa nelle piccole parole della “semplicità evangelica”: “Eccomi” (Lc 1,38), “subito” (Lc 19,5), “in fretta” (Lc 1,39), “oggi” (Lc 19,9 23,43), “con gioia” (Lc 19,6). Ogni giorno queste paroline risuonano nelle nostre case e formano quello che è chiamata “la santità della porta accanto”, che diventa così la santità della nostra vita quotidiana. 

Don Primo Gironi