IL NOME DI DIO È MISERICORDIA

Quando hai il libro fra le mani e guardi la copertina, dove vedi il titolo “manoscritto”  dal Papa con la sua grafia rotondeggiante e le singole lettere senza alcuna spigolosità, hai la sensazione di percepire la tenerezza di Francesco. E non ha spigolosità neppure il testo della conversazione di Papa Bergoglio con il giornalista Andrea Tornielli, che ha avuto la felice idea di proporgli alcune domande sul tema del Giubileo. È da sottolineare il carattere di conversazione del libro in cui “con una lingua così vicina agli uomini e così immersa nel divino”, attraverso il giornalista, Papa Francesco si rivolge a ogni uomo e donna, utilizzando un dialogo semplice, intimo e diretto, ricordando innumerevoli episodi che direttamente o indirettamente ha vissuto e che portano tutti la cifra della misericordia, declinata nella vita di tante persone. “La Chiesa non è al mondo per condannare ma per accogliere”, dice Francesco. E di ciò si accorse una donna che a Buenos Aires si prostituiva per poter far vivere i figli. Ricevette dalla Caritas un pacco per Natale. Ringraziò Bergoglio non per il regalo, ma perché, gli disse, “lei non ha mai smesso di chiamarmi “signora”. 

Ne è venuto fuori un testo che ha un carattere fortemente esperienziale: Francesco stesso lo dice “non è letteratura, non è studio, è esperienza, è la mia vita vissuta nel segno della misericordia di Dio”. È la vita di un Papa che testimonia e propone la prossimità, insiste su misericordia e tenerezza di Dio, spinge ad uscire da sé, per portarsi laddove la misericordia è il linguaggio che chiunque comprende. E questa misericordia il Papa vuole annunciare, e si sentono in sottofondo le parole di Es 34,5-7. Tornielli riferisce di un fatto avvenuto durante la stesura del testo “Si parlava della difficoltà a riconoscersi peccatori e, nella prima stesura che avevo preparato, Francesco affermava: “La medicina c’è, la guarigione c’è, se soltanto muoviamo un piccolo passo verso Dio”. Dopo aver riletto il testo, mi ha chiamato, chiedendomi di aggiungere:”o abbiamo almeno il desiderio di muoverlo”, un’espressione che io avevo maldestramente lasciato cadere nel lavoro di sintesi. In questo testo correttamente ripristinato, c’è tutto il cuore del pastore che cerca di uniformarsi al cuore misericordioso di Dio e non lascia nulla di intentato per raggiungere il peccatore. Dio cerca in tutti i modi di venirci incontro, cerca di sfruttare ogni fessura del nostro cuore, ci precede, ci attende a braccia aperte, ci basta muovere un passo verso di Lui come il Figliol prodigo. Ma se non abbiamo la forza di compiere nemmeno questo, per quanto siamo deboli, basta almeno il desiderio di farlo. È già un inizio sufficiente, perché la grazia possa operare e la misericordia essere donata, secondo l’esperienza di una Chiesa che non si concepisce come una dogana, ma cerca ogni possibile via per perdonare”. Troviamo nel testo il riferimento all’esperienza del peccato, cui il Papa attribuisce un’importanza decisiva, rendendola quasi una condizione indispensabile dell’esperienza spirituale: se il nome di Dio, infatti, è misericordia, solo chi ha bisogno di misericordia, cioè il peccatore, Lo può incontrare. Il peccato, a partire dal peccato originale ritenuto “qualcosa di realmente accaduto alle origini dell’umanità” (p.58). Il Papa si sofferma sul sacramento della confessione, che riconosce il luogo concreto per incontrare la misericordia di Dio e non mancano consigli ai confessori. Il libro è un brillante esempio della spiritualità di Bergoglio: la vita è una guerra, vi sono molti feriti, la Chiesa è un ospedale da campo, i suoi ministri devono operare come medici e infermieri. “Dio è misericordia”, nessun peccato è troppo grande ai suoi occhi” è il cuore del discorso che nella presentazione è stato sottolineato in vario modo dal cardinale Parolin, segretario di Stato, da Zhang Agostino Jianqing, cinese carcerato a Padova, buddista, giunto al battesimo per la misericordia di Dio, che ha trasformato la sua vita disperata, da Roberto Benigni, che ha affermato nel suo intervento divertente, ma assolutamente realista: “Solo papa Francesco poteva riuscire a mettere insieme un cardinale veneto, un carcerato cinese e un comico toscano”. Questo libro “è da portare in tasca” per ricordarci che la misericordia è la carta d’identità di Dio, di un Dio che perdona, non con un decreto, ma con una carezza”. 

“La chiesa non è al mondo per condannare, 

ma per permettere l’incontro con

quell’amore viscerale

che è la misericordia di Dio.”

FRANCISCUS