NON DESIDERARE IL CONIUGE ALTRUI

“Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo”(Es 20, 17)

Queste non sono le ultime parole del testo, sono molto di più, sono il compimento del viaggio attraverso il Decalogo. Essi non aggiungono un nuovo contenuto “non desiderare la moglie…né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo” sono latenti nei comandi sull’ adulterio e sul furto, allora cosa dicono di più queste Parole? Attraverso queste ultime parole viene sottolineato che tutte le trasgressioni nascono da una comune radice interiore: i desideri malvagi. Lì comincia a muoversi il cuore e se uno entra in quell’ onda, finisce nella trasgressione che ferisce se stessi e gli altri. Nel Vangelo Gesù lo dice: “Dal di dentro, infatti, dal cuore dell’ uomo escono i propositi del male, impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e rendono impuro l’ uomo (Mc 7, 21-23). Il punto di arrivo di questo viaggio è il cuore, se il cuore non è liberato, il resto serve a poco. Spesso dietro una maschera farisaica della correttezza, si nasconde qualcosa di brutto, di non risolto. Dobbiamo lasciarci smascherare da questi comandi sul desiderio per lasciarci condurre ad una santa umiliazione. Ma è vano pensare di potersi liberare da soli senza l’ aiuto dello Spirito Santo. Pertanto il compito della legge è portare l’ uomo alla Verità, alla sua povertà che diventa apertura autentica alla Misericordia di Dio che ci trasforma e ci rinnova. “Beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei cieli” Sì ,beati coloro che riconoscono la propria miseria, la propria schiavitù dai desideri malvagi e che si scoprono bisognosi di Dio. Questi che sanno avere compassione, sanno avere misericordia verso gli altri.

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