Prefazione di Fabio Rosini
Parole, non comandi.
Papa Francesco, ci introduce ad una lettura nuova delle “dieci Parole” come egli ama definire i Comandamenti, facendoci individuare in essi un unico sentiero, nel cammino di fede, proposto alla Chiesa e a tutti gli uomini.
Gesù stesso è quella Vita di cui questi Comandi parlano. Lui è colui che vive l’esistenza tratteggiata da questo unico testo.
Papa Francesco non ci fa leggere il Decalogo per sapere quale sia il “NO” da dire, ma qual è il” SI” da annunciare, perché non è tanto importante scoprire cosa ci venga proibito, ma cosa sia implicato, in quelle 10 Parole di positivo e liberante. Perché i Comandamenti non rappresentano l’ imposizione della volontà di un despota, ma rappresentano la premura di un papà che si prende cura dei suoi figli e li protegge dall’ autodistruzione. DIO non è un padrone, ma è un PADRE.
Il decalogo smette, perciò, di essere condanna, diventa desiderio d’ amore, desiderio di pace, di benevolenza, di bontà, di fedeltà, di mitezza, di dominio di sé. Infatti contemplare una cosa ben fatta, svela quanto di fatto male c’è nella nostra vita, esercita su di noi il fascino per il bene, non il rimorso. E capiamo subito cosa cerca di fare Papa Francesco: mettere dentro di noi il desiderio di trovare quello che manca, e sentirne la mancanza.