XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – 03 Novembre 2019

Lc 19,1-10

Questo brano di Luca ci ricorda qual è la prima missione del Figlio dell’ uomo: «Cercare e salvare ciò che era perduto». Zaccheo è capo dei pubblicani, quindi irrispettoso della Legge; ruba ed estorce denaro. Inoltre è ricco e in un altro passo del Vangelo ci viene detto che «è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entra nel Regno dei cieli» (Mt 19,23-26). Eppure Gesù, in mezzo alla folla, si ricorda di Lui (il nome Zaccheo significa infatti “Dio ricorda”) alza lo sgardo e lo invita a fermarsi con Lui. Non sono passate inosservate ai suoi occhi la tensione e l’irrequietezza del pubblicano, che come davanti alla folla e, essendo piccolo di statura, sale su di un albero per vedere il Messia. Non appena Gesù lo guarda, Zaccheo obbedisce, scende dall’albero e si converte, cerca cioè di essere all’altezza dello sguardo che Cristo ha su di lui. Cambia il suo rapporto con le persone «Io do la metà dei miei beni ai poveri». Modifica anche il suo modo di vivere: restituisce ciò che aveva rubato, diventa un uomo nuovo perché Gesù lo ha perdonato. Zaccheo è stato salvato: anche l’ultimo dei peccatori, che ruba e froda la legge, è «figlio di Abramo». Vedendo la predilezione di Gesù per questo peccatore, la folla mormora e critica la scelta di alloggiare da un uomo simile. Eppure, il figlio dell’uomo dice anche a noi che è per loro che è venuto, per chi è perso, per chi ha peccato: «I pubblicani e le prostitute vi passeranno avanti nel regno di Dio» (Mt 21,31). Anche noi che ci mettiamo alla sequela del Figlio siamo chiamati a scegliere gli ultimi, i piccoli di statura. Perché è con questa missione che Dio ci manda nel mondo: «A cercare e a salvare ciò che era perduto». Siamo consapevoli che sono i peccatori quelli a cui dobbiamo andare incontro, coloro che sembra impossibile redimere?

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