CORPUS DOMINI – 23 Giugno  2019

Lc 9,1b-17

In questo brano troviamo dei parallelismi che colpiscono la mente e in qualche modo ci emozionano. Il più evidente è quello eucaristico, che ci fa riflettere su come la nostra vita, unita a lui, può diventare rendimento di grazie. La preoccupazione degli apostoli è tutta tesa al fatto che la folla dei cinquemila, intenta ad ascoltare Gesù, non ha mangiato nulla e non c’è tempo per trovare sul posto una soluzione. Questa preoccupazione è molto vicina alla nostra sensibilità di cristiani di oggi, cosi razionali e di poca fede. Si va per le vie brevi, diversamente è impossibile sfamare tanta gente. Così gli apostoli suggeriscono: «Congeda la folla». Ma la risposta di Gesù ai bisogni della gente è immediata: «Voi stessi date loro da mangiare» e prepara Lui stesso un banchetto per tutti, con sovrabbondanza. La moltiplicazione dei pani e dei pesci è il miracolo che Dio compie in noi e per noi ogni volta che siamo disposti ad accoglierlo. Abbiamo e siamo circondati da tante cose, forse anche inutili, ma non ce ne rendiamo conto e comunque ne ricaviamo un senso di insufficienza. Vediamo gli eventi intorno a noi sempre con la stessa luce, non con quella nuova. Ancora oggi il miracolo del pane continua a compiersi per metterci negli occhi quella luce nuova, capace di farci scoprire che Dio ci dona non solo ciò che è necessario ma molto di più: «Furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste». Dio ci prov6ca in ogni fase della vita. Basta fidarsi ed essergli fedeli per vedere compiersi le sue meraviglie. Lui ci chiede il coinvolgimento diretto nel donare i pochi pani e pesci e nel distribuire alla folla il suo cibo. La nostra partecipazione all’Eucarestia comporta il coinvolgimento della nostra vita, in un dinamismo di dono, offerta e servizio?

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