SIGNIFICATO DI UNA PRESENZA

La solennità del Corpo e del Sangue del Signore l’abbiamo celebrata il Giovedì Santo ricordando l’ultima cena del Signore, pervasa tutta dalla memoria dell’immolazione dell’agnello pasquale e dal presentimento della tragedia che si sarebbe abbattuta sul divino Maestro. Tra la meraviglia degli apostoli, raccolti nel cenacolo, Gesù prende il pane, lo benedice, lo distribuisce dicendo:《Prendete e mangiate; questo è il mio corpo》. Lo stesso fa con la coppa di vino: 《Prendete e bevete; questo è il mio sangue che sarà sparso per voi》. E perché il dono fosse per tutti gli uomini e per tutti i tempi, in quel medesimo istante, conferiva loro l’investitura, il potere di rinnovare, nel tempo, con il sacrificio incruento, la sua presenza:《Fate questo in memoria di me》. Miracolo dell’onnipotenza e dell’amore di Dio! I nostri atomi, le nostre molecole, i nostri stessi elementi chiamati a diventare corpo e sangue di Cristo!《Benedetto fotone – esclama in una infiammata elevazione il prof. Medi – benedetto fotone che sei partito un giorno dalla lontana galassia e sei caduto sulla foglia verde di grano e la clorofilla ti ha afferrato ed il biondeggiare del mese di giugno ti ha fatto diventare grano e quel grano è diventato ostia e quell’ostia è diventata Cristo! Dal cielo e dalla terra noi abbiamo Gesù con noi!》 Nella celebrazione del Giovedì Santo siamo rimasti storditi e sopraffatti dall’intreccio, immensamente drammatico, del racconto evangelico e dei misteri concentrati nel rito. Chiusi nel silenzio e nella meditazione, ci siamo limitati a manifestare i sentimenti dell’animo nella cappella dove l’Eucarestia, quella notte, era esposta all’adorazione dei fedeli; la mestizia dell’ora, la perfidia del tradimento, l’imminenza della passione spegnevano il canto della gioia e dell’esultanza. Ma l’Eucaristia è dono talmente straordinario da non potersi circoscrivere nell’omaggio fervido ma intimo dell’animo, sentiamo perciò il bisogno di tributare pubblicamente le nostre lodi, esaltare ed adorare un Dio che ha posto la sua dimora tra i figli degli uomini che formano le sue delizie. 《Non vi lascerò orfani!》 Aveva detto Gesù. Nell’Eucaristia la promessa diventa consolante realtà. Non c’è, è vero, la presenza sensibile; è rimasta la presenza sacramentale. Ecco l’Eucaristia: una presenza che i nostri occhi non possono vedere, ma che l’anima avverte e sente, illuminata dalla fede. Per glorificare questa presenza nascosta ma vera, misteriosa, ma reale, la Chiesa chiama tutti i suoi figli attorno  all’Ostia Santa per far corteo giubilante al Re della gloria, testimoniargli fede nella sua parola, gratitudine per il dono fatto all’umanità. Intanto nei campi le viti si vestono di frondi e le bionde spighe di grano ondeggiano al soffio della primavera, mentre sui colli si affacciano ciuffi festosi di ginestre. Grappoli di uva e spighe d’oro, simbolo del mistero di un Dio nascosto.

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