DON FILIPPO TERRANOVA

Sac. Filippo Terranova, Arciprete di Montelepre (1856-1916)

Filippo Terranova nacque a Montelepre il 06.02.1825 da Natale e da Anna Rappa; fu battezzato lo stesso giorno, divenendo subito figlio adottivo di Dio: padrini del bambino furono Tommaso e Nunzia Russo: al Municipio fu registrato un giorno dopo; l’atto di Battesimo del 06.02.1825 dice: “ho battezzato il bambino nato oggi da maestro Natale ed Ama Rappa”; il padre di professione era barbiere. Il Sacerdote che amministrò il Battesimo fu Don Filippo Candela. II bambino crebbe in questa famiglia di artigiani; dal padre e dalla madre apprese i primi elementi del sapere, ma soprattutto imparò ad amare il Signore, l’amore per il Signore sarà la caratteristica di tutta la sua vita. All’educazione della famiglia si affiancò quella di alcuni sacerdoti, amici del padre, i quali lo guidarono nello studio delle scuole elementari e superiori, sino a che chiese ed ottenne di entrare nel Seminario Arcivescovile di Monreale, dove fece i suoi studi di Filosofia e Teologia.

Nel Registro delle Ordinazioni, che va dal 1817 al 1848, esistente presso l’Archivio della Curia di Monreale, troviamo il suo nome quattro volte: il 07.03.1846, sabato dopo le ceneri, in Cattedrale, riceve il ministero di esorcista-accolito, da Sua Ecc. Mons. Don Pietro Francesco Brunaccini, Arcivescovo di Monreale; il 23.08.1846, sabato “sitientes”, dallo stesso Arcivescovo riceve il suddiaconato “ad titulum patrimoni sui”; il 21.02.1847, prima domenica di Quaresima, nella cappella del Palazzo Arcivescovile di Monreale riceve l’ordinazione sacerdotale. Giovane sacerdote ritorna a Montelepre dove svolge il suo apostolato tra i fanciulli per mezzo del catechismo; tra gli adulti come cappellano della confraternita del SS. Sacramento, come predicatore e come maestro di giovani studenti. In ogni incontro con le anime cerca di suscitare l’amore di Dio.

Una cosa soprattutto addolora il cuore di questo giovane sacerdote, ed è quella di vedere la Chiesa Parrocchiale non curata dal Parroco di allora, perché vecchio e ammalato, e abbandonata dagli altri sacerdoti. Le altre chiese di Montelepre, belle, adorne, risonanti delle preghiere e dei canti, mentre la Matrice è piccola e disadorna; egli pensa in quel contrasto a una Matrice nuova, bella, più grande, centro di preghiera e di culto.

Divenuto Arciprete di Montelepre, il 4 giugno del 1856, si cura di ottenere dal Principe di Carini quanto spettante alla Matrice di Montelepre, per diritto di fondazione; ne ha in risposta un netto rifiuto; ma lo zelo della casa del Signore, che da anni lo infiammava, gli da il coraggio di citare in tribunale il 27 luglio del 1857, lo stesso Principe di Carini, Plenipotenziario allora di Re Ferdinando II. La lotta era impari e dura, ma l’Arciprete Terranova si incoraggiava dicendo a se stesso: “Est Deus in Israel”; c’è Dio, c’è Dio!

In meno di due anni di lotta, ne ha un esito favorevole, infatti la Gran Corte Civile di Palermo, 1° Camera, con sentenza del 1° febbraio 1859, condannò il Principe di Carini a corrispondere alla Parrocchia di Montelepre quanto dovuto. Fu allora che fece i primi restauri alla vecchia e piccola chiesetta; pure nello stesso anno 1859 fonda una scuola per i chierici di Montelepre.

Nel 1860 i soldati borbonici, sconfitti dai Garibaldini, saccheggiano il paese di Partinico, prima di ritirarsi verso Montelepre: l’Arciprete Terranova viene informato della cosa, egli vuole salvare la sua popolazione dal saccheggio; quindi raduna molta gente, la banda musicale e va alle porte del paese ad incontrare i soldati borbonici, poi li accompagna con tutto il popolo sin sopra il. camposanto, e così ha salvato il suo paese.

Il 17 marzo del 1861 predica in chiesa che per quell’anno non si sarebbe fatta la festa del SS. Crocefisso e che col denaro raccolto si sarebbero fatti dei lavori in chiesa, ampliando il fabbricato della vecchia Matrice. Vi era un tale desiderio in tutte le persone di avere una Matrice più grande e più bella, che appena terminata la predica, i contadini e gli artigiani si fornirono di scale e di picconi e cominciarono a demolire il muro che divideva la Matrice dalla chiesa di S. Rosalia, esistente allora in piazza. Per questa opera di abbattimento del muro della vecchia chiesa di S. Rosalia, l’Arciprete Terranova fu denunziato e il 23 marzo venne chiamato dal Questore di Palermo, che lo trattenne per 10 giorni.

Ormai però il via per la nuova Matrice era dato: l’Arciprete Terranova sarà l’artefice principale: egli ha grande fede e Dio gli verrà incontro con la provvidenza a trovare i mezzi per la realizzazione dell’opera. Egli si fa questuante per i feudi raccogliendo ogni anno sommacco per 100 quintali; olio per 40 quintali, frumento e offerte varie; dopo la raccolta vende il ricavato e durante l’inverno vi è lavoro e pane per tutti.

Mentre la prima Matrice era formata dalla sola navata laterale, lato sacrestia, la nuova Matrice nasce a tre navate, su una base di mt. 33×16,50. I lavori di costruzione e di abbellimento durarono dal 1861 al 1868. La volta fu adornata da stucchi dal Prof. Antonio Caponetti e 15 tele in pittura del Prof. Giuseppe Carta, rappresentanti i 15 misteri del Rosario e due altri quadri raffiguranti Mosè e l’imperatore Costantino. Il prospetto centrale esterno è di Leopoldo Cutelli. Da un libretto di appunti scritto dallo stesso Arciprete Terranova trascrivo quanto segue: “20 maggio 1869 consegna del lampadario di bronzo dorato, che porta 96 lame di cera; lunghezza palme 16; prezzo onze 124”.

Con lettera del 20 agosto 1878 dà incarico a Pietro La Grassa di Palermo di costruire l’organo; somma pagata per l’organo £ 400, pari a onze 31, tarì 11 e grani 1. L’organo fu consegnato in maggio del 1879. Vincenzo Serio di Montelepre, lavoratore in ferro e bronzo fece le stellette per i manichini dei registri dell’organo per £ 5. La lavorazione esterna dell’organo fu fatta dal nipote Federico Puntorno.

Assieme all’opera di costruzione materiale, l’Arciprete Terranova curò l’istruzione religiosa del popolo, la sua elevazione spirituale e morale nella direzione delle coscienze e dei cuori; perché il vero tempio per Dio, egli lo costruì nell’anima di ogni suo fedele. La sua predicazione era chiara ed incisiva diretta a costruire il regno di Dio nei cuori. Oltre la predicazione ordinaria, ogni anno faceva venire dei missionari per la predicazione degli esercizi spirituali al popolo durante l’ultima settimana di Quaresima, per meglio preparare il popolo alla Santa Pasqua.

Nel 1867 scoppiò il colera in tutta la Sicilia, Montelepre ebbe in quella sventura un angelo di conforto e di assistenza nel suo Arciprete; e il Governo italiano in quella occasione gli assegnò la croce di benemerenza sanitaria.

Un uomo tanto forte, robusto, lavoratore, sempre in attività, fu provato dal Signore con la paralisi alle gambe per oltre 10 anni: ma da quella sedia, dove era immobile, ne fece una cattedra per insegnare l’amore di Dio e la fortezza cristiana nelle prove della vita. La porta della canonica era sempre aperta a tutti: anche i fanciulli sapevano ciò e correvano da lui a ogni ora della giornata per chiedere la Santa Benedizione. Tra questi fanciulli sento il dovere di ricordarne uno in particolare: Giuseppe Tocco, egli era nato a Montelepre il 1° Aprile 1900, figlio di Salvatore e di Maria Terranova. Questo fanciullo fu il più assiduo alunno dell’Arciprete Terranova, il quale gli fece da maestro nello studio e seminò nel suo cuore le più belle virtù cristiane: l’Arciprete Terranova riversò nel cuore del giovinetto Giuseppe Tocco, tutti i tesori di scienza e di santità, che aveva nella sua anima. Il giovinetto era parente dell’Arciprete per parte di madre, ma il vincolo spirituale che unì il vegliardo al giovane fu grande: pareva che l’uno vivesse per l’altro, il primo per dare, il secondo per ricevere. L’Arciprete pensava di lasciare il suo calice sacerdotale al giovane Giuseppe Tocco, ne si era sbagliato per vie diverse dalle comuni, vie note alla Provvidenza Divina. Quando il 6 agosto del 1916 morì l’Arciprete Terranova, più di tutti ne soffrì il giovane Giuseppe Tocco; ebbe l’impressione che tutto era crollalo attorno a lui, ma dal cielo vi era un santo che lo proteggeva, infatti nel 1917 con l’aiuto di Mons. Tommaso Mannino arciprete di Carini entrò tra i frati conventuali di San Francesco a Palermo. Altri sacerdoti ebbero cura del giovane, il quale oltre a Palermo poté perfezionare i suoi studi nel Seminario Regionale di Assisi nel 1920-21, e dal 1921 al 1925 a Roma. Fu ordinato Sacerdote a Palermo il 10 agosto del 1924, da religioso Francescano prese il nome di Padre Bernardino Tocco.

Piccolo di statura, aveva però una grande anima, un grande cuore; era un gigante molto simile al suo antico maestro e Padre Spirituale: l’Arciprete Terranova. Nel 1930 il Padre Bernardino Tocco partì per la Cina come missionario; chi gli aveva dato tanto coraggio e tanto ardore? Gesù il vero grande Maestro e Pastore! Ma Gesù si era servito dell’Arciprete Terranova per arrivare al cuore del giovinetto e mettere le basi del futuro missionario. In Cina il Padre Bernardino si fermò 20 anni, dal 1930 al 1950, poi tornò in Italia: lo abbiamo visto tante volte per le vie di Montelepre per qualche breve visita al vecchio padre; sempre umile e buono, sorridente con tutti; poi il Signore lo chiamò a sé l’otto marzo del 1963, mentre era a Catania; se ne andò in silenzio come umile e silenziosa era stata la sua vita. Di se stesso gli scrisse di avere un solo titolo quello di sacerdote di Cristo, perché nessun altro titolo lo può eguagliare, nè lontanamente avvicinarvisi. Tutto il bene spirituale e religioso di Montelepre si deve all’Arciprete Terranova per la costruzione materiale e per la formazione religiosa; ma si deve anche al suo discepolo e missionario Padre Bernardino Tocco, figlio di questo popolo di Montelepre, che per amore di Cristo lavorò 20 anni in Cina per la salvezza di altre anime. Questo bene da lui compiuto a favore dei cinesi, il Signore lo ha riversato con benedizioni particolari sul popolo di Montelepre. Oggi a Montelepre vi sono due parrocchie fiorenti, la chiesa di Sant’Antonio pure fiorente. Vi siete mai domandato come mai tutto questo? Io per conto mio ho già dato una risposta, e sperimentando per oltre un decennio, la buona riuscita in un’impresa, materiale e spirituale: sentivo di avere un aiuto particolare del Signore, che io ho sempre attribuito ai meriti missionari del Padre Tocco.

Ma ritorniamo all’Arciprete Terranova: egli conobbe personalmente la Serva di Dio Suor Rosa Zangara fondatrice dell’istituto delle Figlie della Misericordia e della Croce; la invitò ad aprire a Montelepre un istituto per l’assistenza delle ragazze povere ed orfane; l’inaugurazione dell’istituto fu fatto l’otto dicembre del 1893; era presente la Serva di Dio, Suor Maria Rosa Zangara, tutto il clero e il popolo di Montelepre, che con grande entusiasmo accolse le Suore. La venerazione che il clero e il popolo di Montelepre aveva per Suor Maria Rosa Zangara era indicibile; la vicinanza con Partinico aveva tante volte dato loro la prova della carità della fondatrice e delle suore; esse presero asilo in poveri locali adiacenti la nuova chiesa di Santa Rosalia, sorta da poco in fondo allo stradale, lato Palermo.

L’opera delle Suore delle Figlie della Misericordia e della Croce fu diretta principalmente agli anziani e ammalati, l’assistenza ai moribondi e a poche bambine orfane del paese. Dal lontano 1893 sino agli anni sessanta era diventata una consuetudine a Montelepre chiamare le Suore al letto degli ammalati e moribondi.

Gli ultimi anni della vita dell’Arciprete Terranova passarono nella immobilità fisica a causa delle paralisi alle gambe, ma in una grande attività di preghiera, di offerta di dolore e di consiglio per il suo popolo: ogni volta che lo si avvicinava, ci si sentiva più buoni; egli era il sacerdote che rispecchiava le virtù di Gesù Cristo; era esempio vivente di fede e di sofferenza accettata e vissuta per amore di Dio e per la salvezza delle anime, il suo esempio era per tutti un invito all’onestà.

La parola del sacerdote che mostra di apprezzare la sublimità della sua missione, non può cadere nel vuoto; predicherà delle cose che potranno presentare delle difficoltà da mettere in pratica, ma tutto diventa facile quando coloro che lo ascoltano lo vedono esemplare nel compimento del dovere.

G. Battista Damiani prete monrealese, nel 1906 venne a Montelepre in gita e ciò che lo colpì di più fu la personalità dell’Arciprete Terranova, che egli descrive nel suo libro: “Per la vita” stampato nel 1908 presso la tipografia sicula Giannone e Cossentino di Palermo. Ecco come lo descrive: “era d’una statura gigantesca. Aveva il volto grande e sereno, la fronte spianata, un par d’occhi di quelli che dicono subito chiaro dell’intelligenza e del cuore, e un sorriso benevolo che egli errava tra le labbra, come raggio di sole mattutino. Quel gigante era reso immobile da una vecchia paralisi alle gambe…

Ogni sua parola era una sentenza, ogni suo sguardo era un lampo che rivelava tutta la potenza del suo pensiero, ogni suo sorriso, segno evidente della sua bontà senza pari …

Ammirevole soprattutto, quel grand’uomo, per tutto quel santo entusiasmo con cui si pose a mandare ad effetto il suo sogno di tanti anni, cioè quello di edificare una Chiesa Madre, che non fosse seconda ai migliori templi d’una grande città… Così in mezzo alle lotte, alle sofferenze, che sogliono accompagnare l’attuazione pratica di una grande idea, il buon sacerdote riuscì ad erigere un tempio al SS. Crocefisso, come lui aveva sperato “(cf. pag. 209,210 G.B. Damiani: “Per la vita” viaggio umoristico attraverso alcuni paesi della Sicilia, Palermo Tipografia Sicula Giannone e Casentino 1908).

Il Damiani dice ancora che dopo il colloquio coll’Arciprete Terranova si sentì migliore e si sentì incoraggiato perché non è “sparuto il numero delle presone dabbene, cui può ricorrersi nei momenti più disperati della vita” (ibidem pag. 212). Il Signore lo chiamò a Sé al premio dei giusti il 6 agosto 1916.

I funerali si svolsero il giorno dopo. Il discorso fu fatto dal Sac. Prof. Mons. Saverio Gaglio, Vicario Curato della Matrice: tra le altre cose egli disse: “Filippo Terranova, vanto  e decoro di questa umile terra… sacerdote dallo zelo veramente apostolico, che tanta luce di giustizia fece risplendere nell’animo di questo popolo.

Ricorderemo le svariate e disastrose fatiche per mesi e per anni per dare a questo paese quel superbo tempio, che potrebbe formare il vanto di una grande ed opulenta città… Ricorderemo quel che hai fatto per gli altri… per difendere i diritti della Chiesa, pure di subire il carcere, le umiliazioni”.

Gesù accolse l’anima eletta di Filippo Terranova nella gioia e nel riposo del Paradiso e di lassù egli prega e lavora per il bene spirituale del popolo di Montelepre, egli è nella luce dei Santi.