Riflessioni sul Salmo 34

BENEDIRÒ IL SIGNORE IN OGNI TEMPO

È un canto di ringraziamento a forma alfabetica, cioè ogni versetto del poema inizia con una lettera correlativa secondo l’ordine. La tradizione lo considera legato alla liturgia del tempio ed è attribuito al re Davide, anche se alcuni tratti indicano un perioso successivo. Il poema potrebbe essere un memoriale dell’Esodo: Mosè immagine del servo fedele che ripone la sua fiducia su Dio, che partecipa al banchetto sacro, che riceve la Torà, che sperimenta la protezione dell’Angelo del Signore.

“Benedirò il Signore in ogni tempo”

Lo dicono Davide e Cristo, lo dicano anche i cristiani che fanno parte del suo corpo (mistico), nella salute e nella malattia, nell’abbondanza e nella miseria. Egli mai si allontanerà da chi lo benedice, e chi benedice sempre? Chi si gloria nel Signore e non nelle proprie forze. Per comprendere il significato vero e profondo di questo salmo è necessario conoscere il significato della benedizione per il popolo ebreo. Dio è santo, si lascia conoscere e vuole che l’uomo partecipi di questa santità. Attraverso la Parola, ogni giorno Israele sperimenta la tenerezza di Jahvè.

La parola infatti è stata inviata da Dio per soccorrere il mondo e realizzare il suo disegno salvifico, per tornare di nuovo verso di Lui restituita come benedizione e lode. Solo Dio è l’autore della salvezza; l’uomo non potrà salvarsi solo per le proprie opere, pertanto le innumerevoli benedizioni supponevano la partecipazione di ogni fedele alla natura dell’universo.

Dio è fedele e dunque l’uomo può benedirlo in ogni tempo, e la sua presenza riempie di splendore ogni uomo. A molti si manifesta ma non tutti lo comprendono perché per qulcuno l’annuncio dell’amore di Dio non è una parola vuota, ma motivo di gioia e di salvezza. Tutti quelli che appartengono alla Chiesa sono chiamati a glorificare il Signore e a cantare le sue lodi.

“Questo povero grida e il Signore lo ascolta”. “Questo povero è Cristo che si è reso debole per noi e per coloro che si son fatti poveri per Dio” (San Basilio). Fa’ risuonare il grido della tua miseria ed il Signore ti ascolterà.

Nella Scrittura i poveri, le vedove e gli orfani hanno una attenzione particolare. “L’angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono e li salva”. La figura dell’angelo rinvia al libro dell’Esodo e al compito svolto di guida del popolo ebreo, peregrinante nel deserto. L’esistenza degli angeli è una verità di fede.

Sono servitori di Dio, intervengono nel compimento degli ordini divini come custodi e messaggeri. Il libro della Genesi e quello dell’Apocalise presentano gli angeli come legame tra il cielo e la terra. Il salmo termina con l’invito a “gustare”, la bontà del Signore: gustare la parola del Signore che ci fa crescere, assaporare il suo miele, riempirci di tanta gioia.

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